La vita a volte è così interessante che ci dimentichiamo di avere paura.
– Don De Lillo, Il silenzio
Se il mondo stesse realmente per finire, tra i libri imprescindibili che porterei nella mia capsula iperbarica, probabilmente non ci sarebbe Strani soli di Francesco Cane Barca, giacché l’ho acquistato in e-book e dopo la prossima tempesta magnetica e la grande disconnessione di massa, il mio Kindle sarà inutilizzabile.
Però ne consiglio senz’altro la lettura nell’ottima edizione di Zona42, perché Francesco Cane Barca è uno dei pochi scrittori contemporanei ad avere quello che si chiama “senso di realtà”: il che potrebbe sembrare un ossimoro in una raccolta di racconti di speculative fiction, ma che invece, in questo caso, calza perfettamente. La narrazione del Cane è infatti – volutamente – frammentaria, sfocata, scomposta, e ciò lo avvicina ad una scrittura di realtà in stile prosodia beat, il che è già di per sé abbastanza inusuale per una raccolta di racconti di genere fantascientifico. Ma ciò che più colpisce, in Strani soli, tra madri robot, gatte Bloom che cambiano forma, mutazioni e altre noie di cui abbiamo ospitato i natali su «Neutopia», non è soltanto lo stile, bensì il contenuto. L’amara consapevolezza dell’autore di trovarsi in un tempo, per sua stessa ammissione, misero, in cui le narrazioni cyberpunk e cyberfuture appaiono lontane, le ruote delle automobili sono ancora attaccate a terra e Marte non è ancora colonizzata.
I personaggi dei racconti di Francesco Cane Barca non hanno arti meccanici, tubi, fili o scintille, non sono robot né cyborg e il confine tra i mondi che esperiscono è ben marcato: niente elfi, niente gnomi nei boschetti, niente viaggi nel tempo.
Il protagonista-tipo di Francesco Cane Barca è semplicemente un uomo, un povero diavolo che lotta per la propria sussistenza tra la mancanza di certezze, i cambiamenti climatici e le avversità che la vita gli pone dinnanzi, come l’abbandono dell’amata Catalina, spesso con risvolti auto-ironici, che rendono il libro estremamente fluido e godibile anche per chi è estraneo a questo tipo di narrazioni.
Se tra il vecchio mondo che muore e un nuovo mondo che avanza il futuro tarda ad arrivare, i mostri di Francesco Cane Barca sono tutti pressoché interiori: giorno dopo giorno, il senso di inadeguatezza cresce se messo a contatto con le nuove tecnologie; come in Zerodue, uno dei racconti – a mio avviso – più riusciti della raccolta, il cui protagonista scarica le sue frustrazioni sul sistema elettronico che gestisce la sua casa e genera altri mondi fantastici in stanze futuristiche.

Con gli spoiler ci fermiamo qui. Chi leggerà saprà. Restando grati a Francesco Cane Barca, per averci ricordato che oltre le distopie presenti che costellano il nostro quotidiano vivere, ci sono ancora mille strani soli da immaginare.