Subalterna di Adriano Cataldo | Nuova vita ai “detti”

Subalterna è il nuovo progetto di Adriano Cataldo, un EP di cinque tracce prodotte da Gabriele Botswana aka Big House che, come annunciato dallo stesso autore, raccolgono diversi sguardi attorno al fenomeno dell’odio di classe nel contesto sociopolitico italiano attuale, passando tra testi già presentati al pubblico e nuove produzioni scritte ad hoc per il concept. Partendo da questo presupposto la prima traccia, “L’identità italiana non esiste”, offre un cut-up di citazioni, da Eco a Montanari, da Savater a Benedetti, da Pasolini a Calabrò, con l’intento di esporre agli ascoltatori un impianto filosofico ancor prima che una proposta musicale.

Nei lavori presenti in Subalterna si osserva infatti una relazione con le strumentali simile al nome del progetto: dal rap di “Europa” alle strizzatine d’occhio reggaeton in “Giorgia”, le metriche dei testi di Cataldo oscillano sempre tra l’adattarsi morbido alle scansioni suggerite dalla base e la frizione di un testo che desidera prendersi uno spazio più ampio, portarsi davanti come vero protagonista. Questa frizione si risolve intelligentemente in una alternanza tra episodi spoken più liberi dalla base e momenti in cui il testo soggiace alle necessità ritmiche di una componente musicale che, eccettuati piccoli episodi espressionisti come nell’intro di “Giorgia”, viene vista quasi esclusivamente come base per lo sviluppo del testo, consegnato coerentemente con una voce che è molto più recitante che musicale.

Il gusto citazionista di Cataldo, espresso con chiarezza nel primo pezzo, rimane ben presente anche nei suoi testi originali, nei quali molto frequentemente avviene l’utilizzo, la modifica e persino il totale capovolgimento di modi di dire, claim popolari che vengono riportati in vita dalla prospettiva di un gioco di parole che è sempre legato alla narrazione sottostante, ma che per la sua frequenza diventa quasi protagonista del suo modo di scrittura, valvola da cui erompe il resto del testo, forse parte del concept stesso del disco. L’identificazione sociale, ed il suo conseguente inasprirsi in ghettizzazioni, stereotipie e razzismi, prende piede infatti anche nel crearsi all’interno dei gruppi un vocabolario condiviso di simboli, rimandi e citazioni, schema che viene scardinato dalla proposta di Cataldo con un’attitudine che è politica, che è di denuncia, e che porta in sé una volontà che fiorisce nell’ultimo verso che chiude l’EP, non a caso anch’essa una citazione modificata: “Scegliersi una sorte che possa dire compagna/Che la vita si sconta lottando” .


IL NOME DELLA RESA



Maschio Bianco Italiano
Radici giudaico-cristiane
Ogni giorno, un residente si sveglia
E sa che dovrà
Odiare più forte
Sognare più forte
Votare più forte.
Il residente è sintassi d’interessi
Sogna un cancello, che in principio era verbo.
Sogna una marcia, che in ultimo è aggettivo.
Il residente è complemento oggetto, soggetto al suo vuoto, soggetto al suo voto.
Sogna il residente, che il vuoto fuori sia quello dentro
Il buon degrado, suo malgrado.
Il vuoto che vuole: diritto di suole.
La lingua italiana batte dove il perdente duole
Percuote ciò che vuole
E più non dimandare.
Sogna il tragitto perfetto
Verso la pattumiera, la raccolta dei rifiuti e dei rifiutati
Il palese pulito.
Difendere e dipendere
Sognare le distanze.
Una nazione che non sia alienazione, inazione.
Possiamo oggi dire al residente che la patria è perduta
Che il nostro popolo è morto a Genova
Al residente ricordiamo di scegliersi bene la parte
Capire
Il limite tra cosa offende e cosa coraggio infonde
Il limite tra chi è più italiano tra i Marò e Giulio Regeni.
Scegliersi una sorte che possa dire compagna
Che la vita si sconta lottando.

Voce e testo Adriano Cataldo
Produzione big house
tratto da subalterna, 2021