Marrone è il colore di terra e catarro,
noi siamo la differenza
che la mano sfiora e sente,
quel sottile disappunto del fato
a farsi percezione
sulla pelle.
Autore: Lorenzo Lombardo
Il metodo che ho sempre seguito è un’inesistenza di metodo. È così come viene. Trovo però irritante la tendenza dei miei scritti a divagare dal punto centrale che spesso è il punto d’inizio. Vi confesso che anche lì riprendere un tema all’interno di una stessa poesia a volte può essere frustrante ma è tuttavia utile ai fini della sua disossatura.
Riprendere un tema vuol dire erigerlo a topic da una parte, dall’altra, come un significante lacaniano, determina un grosso blocco psichico. Le tematiche saranno dunque vaghe e molteplici in ogni componimento.
Seconda caratteristica che trovo giusto evidenziare è l’importanza pittorica dei soggetti trattati. Ho come l’impressione di procedere d’immagine in immagine a volte, è la maniera più congeniale al presentarsi degli stati interni. Il simbolo è vago, il mio almeno è animato dalla speranza di sembrare collettivo eppure adombrato dalla consapevolezza della sua malsana soggettività.
Comunque ritengo che il suono del simbolo sia un simbolo ancora più lucente… c’è una catena magica di fondo nella produzione fonica degli uomini: il significante ed il significato hanno diritto di mergersi l’un l’altro perché esiste una comunicazione eccedente qualunque sistema semiotico, si esprime per lo più afonicamente superando Chomsky per andare dritto al punto.
Codesto è il linguaggio della coscienza, un linguaggio fatto di eterne associazioni tra stimolo e mondo interno, un linguaggio paranoico e subitaneo, non pensante, immaturo nella sua personale costruzione di indizi e vie proprie.
Le mie immagini tendono a non concludersi, non propriamente autodefinirsi e non per effetto letterario: sono spunti continui. Una catena impossibile di momenti iniziali, una processione di spazi numerici tra la zero e l’uno.
Diario di passaggio (Arancione VIII)
Aquila tu sai e conduci
la voce sul pizzo
e vento solo sa quali echi
nell’eco suo ondeggiano.