Ci siamo solo io e papà. Mamma non viene più. Giulia e Marco forse verrebbero, ma il rischio d’incontrarci è troppo alto. Chissà se Giulia continua a odiare le gonne. Chissà se Marco fa ancora karate.
Papà mi avvolge la mano con le sue dita da serpente costrittore. È un uomo imponente, ma i neon lo riducono a un nano: sono luci per camici e mascherine, per chi dorme e non sa svegliarsi. Illuminano male chi viene da fuori.
Oltrepassiamo una porta, poi un’altra. Nella prima una donna parla con un alluce sfuggito al lenzuolo, nella seconda un vecchio, pochi capelli e braccia conserte, contempla la finestra. Porta numero tre, siamo arrivati. Oltre la soglia, Jason ci aspetta e non lo sa.
Passaggio di stato | Carlo Maria Masselli
Vorrei fare due passi, mi diceva fumando sul ponte di poppa. Lo diceva ogni volta in cui avvistavamo la costa. La cenere svaniva nella scia della nave e Gustave ripeteva:
Solo due passi.