Le parole | Chiara De Cillis

L’ufficio della signora Ramona Rinaldis era l’ultimo residuo di storia rimasto in città. I mobili all’interno erano ancora fatti di vero legno – mogano, per essere precisi e una sottile fumaglia di incenso si diffondeva in maniera autonoma, nascondendo l’odore di muffa di alcuni vecchi volumi, stipati senza troppa cura sugli scaffali. Cianfrusaglie sparse con sana casualità raccoglievano la polvere e portavano il ritmo degli anni, e poi i fogli; c’erano fogli di tutti i tipi, a righe, a quadretti, fogli protocollo, fogli bianchi o in carta riciclata, ma soprattutto c’erano fogli scritti.
Wolfgang Amadeus Mozart stava suonando il suo “Rondò alla turca” mentre, sotto gli occhialetti da attenta lettrice qual era, Ramona stava meditando sul da farsi, indecisa sul come e sul quando far suicidare il suo personaggio principale.

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