Verrà un pappagallo e avrà i tuoi occhi | Charlie Nan

Ricorderemo sempre l’agosto del 2011 come l’estate del lavoro da guardiano di Giò, le mitragliatrici punk a 45 giri e i pappagalli. Genova è la capitale europea dei pappagalli. I primi nidificarono a Villa Gruber negli anni ’70 e così si riprodussero e si espansero; attualmente sono quasi trenta specie quelle che vivono sopra i tralicci e gli alberi delle vie del centro. Qualcuno dice che siano scappati da un circo.
Alle 6 pomeridiane io, Giova e Nico ci scoliamo le birre della sera prima lasciate in giro per casa, ma nel dopo-lavoro si lascia correre anche questo, come tutto. Con quel caldo le finestre sono aperte, così che anche nel palazzo nessuno fa più finta di vedersi, e a maggior ragione nel pianerottolo che serve da balcone comune.
La sig.ra Dominici invece non esce mai. Nico dice che è una vecchia strana. Mentre la sig.ra Arena, lei sì che è una gran fica dice Giova, secondo me prima o poi qualcuno se la scopa. Ma la Sig.ra Dominici sicuramente è la persona più interessante, dico io.
Ti piacciono le vecchie?
La storia della collezione di occhi di vetro la conoscete: faceva l’infermiera al San Martino negli anni ’60 e fregava gli occhi dal reparto di chirurgia oculistica, a volte iniettava degli acidi ai pazienti e asportava i bulbi oculari.
Solo perché lei ha l’occhio di vetro, non significa che ne abbia una collezione di veri.

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Miss Italia | Francesco Tacconi

 

– Siamo qui con Elena Rampi, la nuova miss Italia. Elena, ci vuoi dire qualcosa di te?
– Vuoi qualcosa di particolare, vero?
– Sì certo. Qualcosa che ritieni interessante e che possibilmente non sia già comparsa sui giornali.
– Ho avuto una adolescenza piuttosto turbolenta. Sono stata tossica dai tredici ai diciannove anni. A tredici anni ero bellissima.
– Tossica? Fantastico! Ma pure adesso sei molto bella, hai vinto il titolo superando tutte le altre partecipanti.
– Lo so, ma è diverso. Ora io mi sento bella. Indipendentemente da quello che pensano gli altri. Allora invece ero oggettivamente bella. Era una cosa innegabile e niente affatto una questione di gusti.Continua a leggere…

Alberto Dubito: un libro che si ascolta

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Alberto cammina accompagnato dal ritmo dispari delle bombolette spray nello zaino. Lo appoggia. Guarda il muro, immaginando il bombing imminente. Inizia a dipingere.
Dubito canta un pezzo, Sospé manda la base e suona i synth. Ecco che urla sillabe molotov dal microfono; una scritta prende forma su un muro della periferia arrugginita.
Il fumetto di Claudio Calia è costruito sull’alternanza di due momenti, esecuzione e scrittura. Ovviamente le tavole si leggono prima dei testi, nonostante siano a metà della foliazione. O almeno così ho fatto io, appena ho preso il libretto in mano.
Santa Bronx (Squilibri, 2018) è un libro ‘necessario’, accompagnato da un cd curato da Dr.Sospè, al secolo Davide Tantulli. La selezione dei tredici brani con testi dei Disturbati dalla CUiete offre uno spaccato puntuale e agevole per orientarsi nella vasta produzione di Alberto Dubito, poeta e rapper trevigiano scomparso a ventun anni, nel 2012.
Le poesie sono state riportate a partire dai file originali conservati nel suo computer; poiché Alberto non aveva pensato ad approntarne una versione per la stampa, i testi sono quelli che utilizzava per le sue performance. Per questa ragione, si presentavano ricchi di una serie di diacritici e maiuscolature, utili per la loro esecuzione. Questi segni disturbavano una lettura scorrevole, pertanto in questa edizione il testo è stato normalizzato e si presenta diversamente da Erravamo giovani stranieri (Agenzia X, 2012), la prima antologia di testi e immagini pubblicata postuma e divenuta un long seller. Lo stesso destino che aspetta questa piccola, importante, pubblicazione, da pochi giorni in libreria.
L’invito è di seguire Canzoniere, la nuova collana di poesia, musica e immagini di Squilibri, un’ostinata e particolarissima realtà editoriale che potete conoscere meglio qui, e che ringraziamo per la gentile concessione delle tavole e dell’estratto dall’introduzione di Lello Voce, intitolata Dubito e l’archeologia del futuro:

È difficile tentare l’analisi di una produzione insieme così tanto ‘precoce’, ma, per altri versi, del tutto matura come quella di Alberto Dubito e dei Disturbati dalla CUiete. Quello che rimane tra le mani – a causa della brusca interruzione della loro attività – è come una serie di tasselli di un’unità esplosa: alcune parti sono rimaste visibilissime, altre probabilmente sono irrimediabilmente perdute. Il fatto poi che l’edificio di cui si parla non fosse affatto completato, ma avesse, di contro, fondamenta solidissime e un profilo ormai ormai spiccato, e sempre più riconoscibile, non fa che complicare le cose. Ciò che toccherebbe fare allora sarebbe un’archeologia del futuro, un paradosso, quanto di meno prevedibile e ‘filologico’ si possa immaginare. Vale dunque la pena di provarci, a piccoli passi, ma con la certezza che tutto terminerà, per il critico, con uno scacco. Anzi, proprio in nome di questo scacco e come sgarbo scaramantico a ogni filologia. Tenterò dunque soltanto una prima ricognizione, a partire da un topic certamente decisivo nella produzione di Dubito e che probabilmente non è solo un topic, un ‘contenuto’, ma è anche un suggerimento formale prezioso per avvicinarsi al nucleo caldo delle parole e delle musiche, delle performance di questo giovane artista e del suo complice, Dr. Sospè. Mi riferisco alla ‘periferia’, che torna ossessiva in tutta la sua produzione, direttamente chiamata a comparire, o allusa, implicata, celata sotto le mentite spoglie di questo, o quel panorama esistenziale, prima di tutto quello trevigiano, del quartiere operaio e ‘zigano’ di Santa Bona, da lui ribattezzato Santa Bronx  […]

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Tavole di Claudio Calia, testo di Lello Voce, da Santa Bronx, (c) Squilibri 2018