Anno trecentocinque.
Giorno quarantacinque.
Mese quinto.
le loro disgrazie! Da quante rovine, non una o due, noi che abbiamo questi due soli che ne sappiamo, da quante, le loro, quelli con un sole, da quante loro disgrazie abbiamo imparato qualcosa? Penso alle fortune di questo pianeta, a quello che non siamo ancora, che trecento anni non sono nulla, penso a quello che erano, che sono (loro): animalicidio; ecocidio; omicidio. Gentame che fa devozione alla distruzione! Polvere di imperi! Pattume morale. Quel che era la terra natia. Fortuna nostra che sia lontana. E che verrà dimenticata. Diventerà una fiaba oscura. Anche ora, fin da bambino, nelle filastrocche, per imparare, le storie brutte sono ambientate tutte lì nel pianeta lontano. Loro che sono il Pianeta Terra. Noi che siamo il Pianeta Mare. Dimenticheremo. O saremo come loro. Fino a distruggerci, così ci hanno raccontato, così che fanno, è brutta gente.
qui: un sole giovane e anche un sole vecchio, assieme, a fare la nostra faccia di quei colori che vanno verso il blu, verso il nero, a volte il verde, tranne quel 0,001% di persone, sono quelli come me, quella poca gente del Pianeta Mare con la pelle chiara. Noi si nasce con la pelle color neve, e poi… verso i dieci, quindici anni, a volte più tardi mutiamo, io no, spero ancora di diventare scuro, sono ormai vecchio, ne ho ventuno ora, una donna so essere diventata blu a trentadue anni, speriamo! Per quel che importa. A nessuno, nessuna ne fa un problema. Poteva andarmi peggio. Potevo nascere su quel pianeta con un sole, solo e vecchio. E fare mie le loro disgrazie.
scrivo della mia preoccupazione. Spero non diventeremo anche noi come loro fra una decina di generazioni.
abbiamo due soli a fare creativa la vita mutandola in modi spesso tutti nuovi, cose che ‘ieri’ non c’erano e che sulla Terra dicono non esserci. Piante gonfie, che colori! Che verde! Vivissima selva! Piante da frutto ricchissime! Pesci enormi e intelligenti. Cani con branchie. Uccelli con mani. Due soli che assieme fanno bollire. Ma siamo abituati. O meglio: io no. Devo stare attento in quei giorni che i soli sono vicini. Tutto questo sole ci dà scorte di vitamina da farci fare ogni cosa con entusiasmo. Due soli, senza guerreggiare tra loro. La canzone che da bambino cantavo: I due soli assieme vengon fuori e noi ridiamo e ci amiamo più che voi. Ci crucciamo meno di quella gente su Terra. Perché noi siamo partiti con un concetto di fondazione: questo mondo non ci appartiene.
c’è più felicità, ecco.
nessuna utopia (così la chiamerebbero loro), nessuna utopia è perfetta. Non sempre, ma sempre più: quando ci sono le eclissi di sole nel loro pieno c’è più nervosismo, più i due soli sono distanti e più viviamo con serenità. In quei giorni, in questi giorni viene fuori il peggio di noi, tre giorni, cinque volte l’anno. Per dare senso alla mia teoria potrei documentarmi sugli avvenimenti, le notizie, anno per anno, farne una tabella statistica, sottolineare le progressioni.
ieri, che oggi sono chiuso in casa: caldo che nemmeno l’ombrello a spruzzo funzionava, l’unico pallido in giro, quanti schiaffi che ho preso.
primo schiaffo: ero in fila al mercato in attesa affamato e… io ero davanti a lei, lei è passata… le due signore hanno iniziato una lite e mi sono preso uno schiaffo da entrambe mentre cercavo di fare da paciere. Poi altri schiaffi di verza a me e tra loro e a chi stava lì, e scivoloni su stracchini, e urla, e qualcuno che cade sul bancone dei formaggi e delle uova. Ho preso da terra qualche verdura e me ne sono andato.
secondo schiaffo: peggiore giorno per un appuntamento non potevo sceglierlo, lei ha insistito, lei di quel blu tendente al verde tipico del mare sotto al cielo nuvoloso e le colline verdi che si riflettono, sapevo sarebbe finita male, ci siamo lasciati, ha iniziato con: Sei in ritardo. Le ho detto: Veramente sono in anticipo. Mi ha chiesto: Che facciamo oggi? Sono stato sincero, puntando il dito al cielo: Ci sono due soli, non posso fare molto, andiamo da me? Dopo quattro secondi di silenzio: Pensi solo al sesso. Ho provato a ribattere: No, veramente, lo sai che brucio, che poi c’è nervosismo in questi giorni. Niente da fare o dire: Scuse, mi stai dando della nervosa? Pensi sia come tutti e tutte? Oramai spiegarsi era inutile: No, dico che i due soli… Si stava innervosendo a ogni mia parola, ogni movimento: Smettila, oggi non ti sopporto, pensi di avere sempre ragione, smetti di grattarti il naso. Ci sono rimasto male: Non me l’avevi mai detto, hai detto due giorni fa di amarmi… La fine: Ho cambiato idea, mi sono svegliata con le idee chiare. Volevo solo andarmene: Parliamone quando si allontanano i soli, voi…E ho preso uno schiaffo all’urlo: COSA? Voi chi? Perché non vai sulla terra, mi sembra il luogo perfetto per te.
terzo schiaffo, che mi sarebbe bastato prenderne due, invece: lungo la via del ritorno ho visto gente litigare, cani ringhiare abbaiare, da una locanda hanno cacciato un uomo, cascato male, di faccia, ho provato ad aiutarlo, l’ho tirato su e come risposta ho ricevuto uno spintone, ho risposto con un’altra spinta, mi ha dato uno schiaffo, l’ho preso per il collo, e in quel momento sono usciti i suoi amici, e lì ne ho prese.
quarto schiaffo.
quinto e sesto schiaffo.
settimo schiaffo: mi hanno allontanato a sberle e calci in culo: corso via. Fino a casa. Fino a chiudermi qua. Aspetterò che i soli siano distanti. Ho deciso di non accendere il Verse, per questi giorni lascerò perdere il mondo virtuale, social e notizie, niente, l’ho fatto ieri, per qualche minuto.
ottavo schiaffo (mentale, almeno!): due amici hanno pescato un Skyrat, quelle bestie di mare con la pelliccia blu e quel muso grande adorabile… l’hanno pescato e hanno messo online la foto, loro con lo Skyrat in braccio, morente, si vedeva boccheggiare, bramare un respiro, poi l’hanno rimesso in acqua, quelli sono animali sacri, qui noi rispettiamo gli altri esseri viventi, abbiamo smesso di mangiarli dopo pochi mesi, più di trecento anni fa! Miserabili! Di certo non li torturiamo! Si beccheranno una bella denuncia. Giusto!
e infine, che non sono schiaffi ma ugualmente cose poco piacevoli: prendo il sapone invece del dentifricio, forbici invece dello spazzolino, dimentico le luci accese, scivolo, inciampo, dormo male, vengono dolori alla testa, mi è venuto anche il raffreddore.
sembra niente. Sembra niente se si è della Terra, forse. A me sembra troppo. E fra cento anni? Inizieremo a uccidere gli altri animali per mostrarsi sul Verse trionfanti con le carcasse in braccio e proponendo modi sfiziosi per mangiarli? Esponendoli persino nei negozi, a brandelli? Butteremo le sostanze, che solitamente smaltiamo perfettamente, le butteremo per pigrizia nelle acque e nella terra? Butteremo giù gli alberi per farci più spazio di quel che ci serve? Uccideremo le cose in cielo? Ci daremo al fuoco? Cosa succederebbe se facessimo l’irreparabile, uccidersi per esempio? Ci faremo delle guerre? Risse tra bande nei quartieri solo e unicamente in quei giorni? Ci discrimineremo per il colore della pelle? Avremo dei serial killer in attesa delle eclissi di soli? Faide famigliari? Non rispetteremo più la fila al mercato?
il Pianeta Mare con le sue auto che non toccano terra e la sostenibilità ambientale, le nanotecnologie in grado di non farci mai morire di malattia, di rinforzarci le ossa, e questi due soli che ci danno entusiasmo, voglia di amare, creare, e gli adorabili teletrasporti a breve distanza, e quella grande nave spaziale che ci portò qui, lì ferma come un museo e che forse un giorno ci servirà ancora, e i nostri centocinquanta anni di vita in salute e forze, e le nostri morti serene nel sonno… Che ne sarà fra trecento anni della nostra felicità?
abbiamo creato un mondo migliore, o meglio: abbiamo creato un modo migliore di vivere su di un pianeta che non ci appartiene. Dobbiamo solo ricordarci da dove abbiamo origine, fin quando non sarà più necessario farlo. Se andrà male ripartiremo, ricominceremo, prenderemo la nave spaziale nascosta, o ne costruiremo delle altre, e andremo via da questa palla di mare e terra, lasciandola a sé stessa, che tanto senza di noi starà molto meglio, con due soli a farle compagnia.
i tre giorni sono passati, ed ecco di nuovo il grande spazio tra i due soli, apro le tende verso sud per vedere, guardo quello più vecchio, sono concentrato, mi arriva un messaggio da lei, una sua foto, il suo bel viso blu, i suoi seni blu, una smorfia simpatica: Scusami, hai ragione, questa volta i due soli mi hanno preso malissimo, non sai che giornate, oggi sono di nuovo me stessa, scusami! Ci vediamo? Sorrido, una piccola goccia di sangue cade sullo schermo sul suo occhio azzurro.