Agitati dentro la tua gabbia di amianto,
di precipitati, di strizzacervelli
austroungarici, che il demonio torna
ogni volta che è eretto un altare.
Agitati, tu sorniona che apprezzi
differentemente il coriandolo
e il cumino, un bacio
e la felicità a prezzo calmierato.
Agitati dentro la tua notte
memoriale picaresco di sogni
reticenze e insoddisfazioni,
tutte interconnesse e oracolari.
Agitati, se puoi, come una bibita
gassata, zuccherata,
alcolizzata,
e imbratta di rossetto
la fascistoide indifferenza.
Agitati, nel tuo seno per scoprirvi
tanta aria da sputare più in alto
di ogni grattacielo, più in alto
dei fuchi tracotanti e della radio.
Agitati, fino all’eccitazione nucleare
di un elettrone imbottito di caffè,
attirami nella tua orbita e rilanciami
all’assalto.