La morte dell’avanguardia | Umberto Sereni

Mi sento, tutto sommato, abbastanza freddo. È una certezza sconvolgente: mi vedo conficcato dentro l’epoca come un detrito, un frammento, e ciò mi infonde una certa pace. Non tanto perché, in un modo o nell’altro, un corpo estraneo può comunque provocare l’infezione, ma perché ormai sto guardando il mio destino in faccia: se continuerò a scrivere, mi dico, io sarò avanguardia, e per sempre.

Melancholia | Giulia Gaveglio

Da quando, la mattina dopo quella prima notte, mi sono svegliata, ho iniziato ad avvertirne sempre il peso sulle tempie. Da principio era piccola abbastanza perché si confondesse fra i capelli. Ma notte dopo notte è diventata più grande. Mi lasciava soltanto per brevi istanti, tornava planando su di me. Per paura che qualcuno la potesse scoprire, evitavo le altre persone. Non uscivo più di casa. Eppure, nessuno intorno a me sembrava vederla.