Pensavo alle guance arrossate
– mi vengono sempre dopo aver fatto sesso –
sarà per questo corpo che freme
ma per tanto tempo mi sono perso
a dare forma ai desideri
in questo paese di barricate sessuali
dossi fisici e declinazioni a targhe alterne:
gay, frocio, culattone, finocchio.
Devastante è nelle crisi più nere
tra le gambe, il sesso e le smagliature
– traditore e amante –
il mio corpo mi ha salvato,
vorace d’amore.
Pensavo agli occhi che fissiamo
uno sull’altro, incastrati
tra un “non so dirti il perché” e un
“lasciamoci andare”.
Le dita si muovono a punta,
lungo la distesa di pelle che
ancora non si distende
sopra i muscoli pronunciati
memorizzano luoghi,
insenature, valli e montagne
in cui poter svettare la resa
alle panoramiche distese
che fiato tolgono e fatica premiano.
Per sempre proteggi, proteggimi, toccami
e salvami dalle gole più nere e profonde.
Traccio sentieri, identifico rotte, scopro terre.
Quando il palmo avvolge
muscoli, tendini o ossa,
c’è tutto il desiderio di abbracciare
ogni parte per portarla dentro di sé.
Creare spazi, direzioni, toponimi.
L’esploratore non si cura della meta.
È il viaggio, quello che proietta
una miriade di desideri cadenti
sui laghi d’occhi e nei mari ventrali.
Desta la testa dal sonno del mondo
arma quei sogni da sempre nascosti
e godi la festa in serbo per te.
Datemi anche un solo motivo
per non divinizzare la carne
che abita queste sacre ossa.
È tempo di essere eretici:
un corpo a corpo
coraggioso e finale
a colpi d’amore.
[…] Potete leggerla anche sul blog di Neutopia […]
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