Sotto il giallo pulsava il domani,
nella movenza meccanica
di un cuore urbano, e più giù
gli slanci impolverati e l’antica
tensione dei muri – erano voci
di parole scansate dal sole
in certe ore (erano i café rimasti
Art Nouveau, le strisce pedonali,
le chiese e i loro sassi eterni).
*
La bellezza era nei nervi al cielo,
nei rami simili
a un sistema di specchi, nei
tramonti daltonici degli scampoli
della giovinezza e dei suoi veli
spianati – si arrampicavano
nei minuti le ere di ogni umanità,
nei centimetri le traversate
transoceaniche degli avi.
*
Quelle vie estasiate, sgravate,
del primo contatto, del restare
immortalati nei margini dei profili:
quelle vie erano viatici umani,
prove carnali di illusioni celesti.
*
Misurava il passare dei soli,
da quel momento
rimasto in stand-by, l’ammontare
del costo, il prezzo impagabile
del desiderio sedato –
l’aria era ruggine e il vento
soffiava un vuoto pneumatico,
come ai lati delle strade
i rigagnoli ai tombini.
*
Il traffico spariva oltre il pannello
della fermata seicentoventicinque,
mentre l’astro poteva osservarci
nel suo asciutto bagliore di nichel –
e c’era l’allergia a quello sguardo
fisso e la staticità dei ritmi umani
distesi sull’asfalto del pianeta.
Mi piace tantissimo. Ho sentito il sapore dei secoli d’oro della poesia.
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