Dopo quasi un anno di distanza dal suo scorso progetto, Fiori per una Visita, e dopo una densa annata di lavori in casa Radiobluenote che lo ha visto coinvolto nei progetti di tutta l’etichetta, l’arrivo di Consolatio di Davide Bava, EP di poco meno di dieci minuti, restituisce una nuova evoluzione del sapore facilmente riconoscibile della sua penna. Il racconto mantiene le sue coordinate intime, urbane, con un mistero che sonnecchia sotto le coperte del quotidiano, ma le coordinate vengono interpolate con quelle del pianeta Trap – non solo musicalmente parlando (le produzioni di Consolatio sono a cura di Bava stesso) ma anche e soprattutto come generatore di immaginario.
Non è uno studio di stile, non è una scopiazzatura: l’approccio alle metriche e alle doppie, alle ripetizioni che mutano di particolare in particolare, alla perdita di sfumatura e definizione del linguaggio (“ho una cosa in tasca e non la uso”, forse il verso più trap, compare già nel primo brano), all’abbraccio di strumentali sia cupe che saltellanti, al contempo lente e veloci, è di taglio personale e trova nel suo rimaneggiamento il senso.
Se FXUV emerge infatti da una casa vissuta da un loop di immagini che si affastellano, feriscono e non risolvono, come un groppo in pancia in camera da letto mentre si vorrebbe dormire, la telecamera casalinga di Consolatio è facilmente immaginabile (come anche accenna Alfonso Maria Petrosino nella sua presentazione al progetto di Bava) nel bagno, in un lungo bagno di acqua calda dove riflessioni personali, ricordi, dolori e tensioni si rilassano, sfocano lasciando alla figura piena più potere dei dettagli, mostrandosi più interi e meno capaci di far male. Un rituale consolatorio che prende le forme di gatta antropomorfa nella copertina di Eleonora Ballarè: la musa è fumetto bidimensionale, è vestita di pelo, con sguardo malinconico, col capello tagliato corto. E forse è nel suo semplificarsi di linea, radice di fumetto tanto contrapposta a quei dettagli nella copertina di FXUV che raccontano il vero significato dell’immagine, che la realtà riesce a liberarsi dal peso per raggiungere un canto se non gioioso almeno liberatorio, se non possibile almeno immaginato, come in quella Piove Alcol agrodolce che sembra raggiungere l’orecchio dell’ascoltatore al momento giusto, in chiave catartica, facendo della cantilena strumento liberatorio. Si può vederla diversa, si può vederla leggera anche senza snaturare le cose, sembra dire.

La chiusura in minore, registica, di Consolatio, è invece affidata alle parole di Ivan Fassio, penna alla quale Davide è sempre stato molto legato, in un brano che sonorizza un testo di Ivan il cui incipit fu già utilizzato da Bava nella strumentale da lui prodotta per il Lirika Contest di Radiobluenote. L’abbraccio della strumentale è rispettoso, vivo e caldo: dopo una lunga introduzione la voce del poeta compare da lontano, per poi pian piano tuffarsi sempre più nelle parole e prendere lo spazio necessario, mentre la traccia pian piano scompare per lasciare alle ultime parole il termine, in silenzio, con un fruscio di ambiente che ancora per un attimo rimane sospeso. Come qualcosa che ancora c’è, ma ferisce meno.
Isidoro Concas
CASSAFORTE
Una dura chiave
apre l’intimo
bellezze ritoccate regrediscono
allo stato attuale
la lingua si fa spirale,
coda di maiale
Così ti piace (sì)
Così può andare
Rimaniamo indecifrabili
in alcuni casi, sì
poesia che trapassa
ogni parte della psicanalisi
indossare
e domandare
Così ti piace (sì)
Così può andare
Riposando sull’isola dei gatti
viviamo attimi
di un’epoca prescientifica
gli altri sono solo
una notifica sul cellulare
la vediamo lampeggiare
Così ti piace (sì)
Così può andare
Non dimentico (no)
combinazioni e particolari
i ladri invecchiano
diventano antiquari
da soddisfare
Così ti piace (sì)
Così fa male