Andavo ascoltando, assaporando, annientando.
Atene – mia libertà e condanna alla schiavitù!
Accenditi in Exarchia,
annega nelle fontane,
abbi pietà di me!
Bisogno dei tuoi baci, dei tuoi sospiri sulle strisce pedonali.
Bestie nascoste nei vicoli di pietra,
buste di plastica e cartine e tabacco.
Bicchieri di ouzo quando halarà, quando sigà sigà.
Botte ai manifestanti, bombe lacrimogene.
Calpestami e corrodimi, cercami tra i necrologi.
Cementami nelle periferie ebbre e tossiche,
comprami per cento euro in più al mese.
Cantami inni alla libertà, cori antifascisti.
Calati i pantaloni e finiamola qui.
Devo andare, cara Atene – mia libertà!
Devo compiere delitti e devastare il mondo,
devo dormire su distese disperse, desolate
e ricominciare domani, con il primo sole.
Estranea a tutto, a tutti, a te,
Ellade sacra – mia libertà!
Fingi ancora un po’ finché parto,
girami l’ultima sigaretta.
Ha suonato la campana – prega per me.
Irradiati dei fumi dei quartieri in fiamme.
Litighiamo, meditiamo, neghiamo, omettiamo, patteggiamo.
Questa non è la vita che avevo immaginato.
Rimango sempre tua,
umile vittima.