Sun is shining
fin troppo per le stele infernali di guance porpora
dilatate negli occhi ruvidi di ossigenate astrazioni
di domani e di ieri
da quando sento
le voci ridacchianti di me iena ed elefante in pericolo
quando ieri aspettavo
sibilline parole e piccole giovanili vergogne:
vergogna vergognati, anche quando
le ombre dei tiepidi termosifoni di marzo svaniranno
e sverrai a metà aprile
alla vista di un sangue innocentemente versato per il sesso
ah come stanno i nostri vigili nel blue sunday se il sabato sera
non si so’ parlati più per ore ed ore ed ore ed ore ed ore
ah quand’ora tremanti di febbre pasquale si iniettano convenevoli
piagnucolii di rondinelle tremanti
e nelle grotte nei musei regionali o fra i porticati islamici del castello
della Zisa a Palermo (a 10 minuti da casa di Simone)
con una maglietta sudata intrisa di storia medievale
mi esalto per la vita dei baristi e di chi suona la chitarra
come Bob Dylan
quando ancora in Rilke scovavo piccola la figura estranea di Ines
e ad Ines allestivo mazzi di fiori nel centro notturno di Cracovia
prima dell’ennesima lacerazione nel moonlight
poi lontani dai sigh sigh e dalle croste sanguinose dei fegati
abbiamo pensato a costruire un nuovo mondo con i compagni oggi
morti cantando Guccini e sfiorando i seni delle giovani anarchiche
senza alcuna moderna aspirazione all’oro
a loro il successo di questa top ten di musica anglosassone
che risuona serena al funerale delle 7 di sera prima di cena
quando chiesi qualcosa di estremamente dolce
per far tornare la fame ai parenti, ma vuoti insaziabili invece
rivestono i guardaroba dei contemporanei
ed i piatti di porcellana con affreschi dell’Edipo Re
che vuoti restano anche dopo discussioni generali in piena notte
(until 4 a.m.)
alla stessa ora in cui
una settimana prima vomitai per la totale subordinazione
dell’anima al corpo
di un puer plautino così prevedibile ai copioni dei moderni Molière
o al più sensibile Brecht così presento con nome Gregor Samsa
lo scarafaggio e ridacchio ancora
dopo sedute di psicanalisi on the road da Aversa fino a Roma
con la Rosselli più grunge di un non nostalgico come as you are
di biondi trentenni attempati
e poi silenzi stampa generali dei presidenti più malfamati
della lega calcio
e la loro efficienza nei rapporti interpersonali
esempi fra me e le venete dai sani principi
ancor più di fraterne impressioni di inizio maggio
in cui solo i nervi affaticati e le stampelle ci reggono in piedi
e i qui e là di scorbutici interessi e malumori
rullo compressore della Libellula
conio in meglio un «me ne frego!»
totalizzante dell’esperienza sotto il sole cocente perché
avrei forse parlato sempre di sempre e per sempre
a qualcosa di reale
come un amore una lotta una rivendicazione un appello
verso una nuova poesia una noia quinquennale post-pranzo
ma decaddi ascoltando musica ambiguamente opposta
e confuso dal gingillo ferroso e luminoso giunge
il monito via radio dalla stazione sotterranea:
«lasciate solo il granatiere»
