Trame sfuggenti | Il Trip in Blue dei Catash

Preciso nel suo descriversi già dal nome, è Trip in Blue il primo brano pubblicato in veste ufficiale dai Catash, formazione già finalista allo scorso Premio Dubito e attiva da diversi anni nella poesia performativa. Al microfono e alla penna Francesca Mazzoni, che decide per l’occasione di dedicarsi solo alla voce lasciando la stratificata e brillante architettura del suono a Carlo Corso e Corrado Ciervo, il primo alla batteria e il secondo al violino, che costruiscono per il brano un’atmosfera aleggiante, diluita, che accoglie sotto la sua superficie cristallina tanto materiale sonoro che riemerge come i dettagli nascosti nei film man mano che si procede al riascolto.

Nel caso specifico, però, un ulteriore livello di stratificazione di segnali arriva dall’opera video di Alessio del Donno che, tramite la cernita e la manipolazione di materiale video d’archivio risalente al Giappone della metà del ‘900, consegna nel visuale una trama tanto intensa quanto quella dei suoni. A nuotare a bracciate lente e godute in mezzo a questo sprizzare di stimoli è la voce della Mazzoni che, nel seguire l’andamento sognante del lavoro a partire dal testo fino ad arrivare al multimediale, non radica nella consegna del significato il suo lavoro vocale che, anzi, si concede di vagare libero tra i territori che il gioco musicale concede, spostandosi dal cantato al recitativo su più piani che acquisiscono il senso nel leggerli appunto come elemento sonoro che dichiara un mood, e non come interpretazione teatrale di un testo, sciogliendo la metrica dagli appoggi che le parole imporrebbero per cercare quel che è più comodamente aderente alla tessitura sonora che la circonda da ogni parte. “Si sveglia una saracinesca e solleva l’occhio pigro della merce” è un verso che viene consegnato, non a caso proprio verso la metà del brano, ormai con una attitudine vocale così ibrida da non poter più esser detta nè canto nè recitato, perfettamente in mezzo.

Altrettanto fluide e ricostruite sono le proposte sonore di Corso e Ciervo che, partecipando entrambi ai momenti di registrazione e missaggio del brano, nella selva delle sovraincisioni costruiscono un gioco alternato di strumenti raccolti nel loro corpo più concreto e di segnali così effettati da essere ormai puro suono senza emettitore da definire, materia sonora che scivola negli anfratti lasciati dai piatti di una vaporosa batteria e le linee più riconoscibili di violino. La struttura del pezzo è una pasta sonora non riconducibile nè ad un loop, nè a una improvvisazione, nè decisamente a una qualsiasi più rigida forma-canzone: svincolandosi per ultima necessità anche dalla definizione di un genere musicale a cui fare riferimento, la produzione del duo cerca di seguire la sensazione di scollegamento da ogni riferimento prospettico che il lavoro di Francesca Mazzoni richiede, arrivando ad un corpo unico, specifico e senza definizioni, come il Neutro per Roland Barthes, che acquisisce il suo specifico tono eludendo i paradigmi.

Il debutto della formazione è un terreno molto libero, a perdita d’occhio in ogni direzione, immerso tra sensazioni di corpi e flash di una città al suo risveglio, una piccola perla psichedelica che, smarcandosi da ogni forma, lascia immaginare evoluzioni ancora più libere, varie e mutevoli, nel continuare del lavoro della formazione – cosa che ci si augura di tutto cuore, vedendone i presupposti.

Isidoro Concas

TRIP IN BLUE

Leggerissimi, leggerissimi, leggerissimi

Appiattiti sotto la nebbia resteranno
Incastrati nel moto perpetuo
Gli ultimi lembi del vestito di scena

Ci scioglierà un vento elettrico
Ci scioglierà un vento elettrico

Minuscoli origami di corpi
Sfrecceranno nel cielo
Ci esaleremo nell’aria, fra le mani
Con il gelo spezzato dal fumo di un’auto
Fra di loro, i margini delle buche nella strada
Slabbrati, a smorfie con degli scatti col flash
Che bramano
Come vedove in pelliccia
Il calco di una città
Poeticamente a pezzi

Si sveglia una saracinesca
E solleva l’occhio pigro della merce
Noi fluttuiamo insensibili ai dolori tradizionali
Ci agganciamo come rettili
Solo al blu
Solo al blu

M’assomiglierà nessun blu
M’assomiglierà nessun blu
Mai visto su nessuna brochure o etichetta
O lattina o vetrina
O bomboniera di nozze
Mai visto, mai visto
Ci diremo, intrecciando le dita sotto il mento

Vorremmo ricordarci così
All’ombra di chiome al propano
Scambiarci sguardi assenti
Appollaiati sui bordi dei segnali stradali
Che ci indicano cosa comporta la scelta

Per scelta, per bisogno
Vorremmo perderci, vorremmo perderci

Ci siamo persi già

Voce di Francesca mazzoni
Musica di carlo corso e corrado ciervo

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