La prima cosa che impari è che devi sempre aspettare | Su “Cesco e il grande tossico” di Luca Pakarov

“I got tracks on my arms and tracks on my face
There’s tracks on the walls all over the place”
– Johnny Thunders & The Heartbreakers

Era strano per noi, ragazzi di città, incontrare i nostri coetanei di provincia, soprattutto durante gli anni ’00, in cui pensavamo che quell’ormai piccolo mondo antico globalizzato non potesse creare grosse differenze fra un giovane milanese e uno di, chessò, Busto Garolfo.
Eppure, ogni volta che li incrociavamo sui treni, alle serate, nelle piazze del sabato, ci rendevamo conto che c’era un netto divario fra noi e loro: la loro violenza, il loro malessere, il fatto che – per quanto noi avessimo abusato in atrocità – loro erano sempre un passo avanti a noi.
Non era del resto un caso che proprio nella provincia fermentassero le più svariate tensioni artistiche e sociali, dai più famosi gruppi pop punk italiani ai club più assaltati dalle masse (come non ricordare le Rotonde di Garlasco nel pavese, o il Number One, patria dei gabber, nel bresciano).
Questa pulsione vitale, molto spesso pulsione di morte, contribuirà a far nascere una letteratura a sé nella storia italiana, quella della provincia violenta. Memore più di Faulkner che di Verga, questo macro-genere spazia da commedie noir picaresche: Ti prendo e ti porto via di Ammaniti, ma anche Come Dio comanda, a meta-horror quali Crocevia di punti morti, di Matteo Grilli.
Una delle più interessanti uscite degli ultimi tempi è Cesco e il grande tossico, di Luca Pakarov, al suo esordio narrativo per Fandango Libri.
Cesco e il grande tossico ha un incipit che già ci darà il segno di come sarà tutto il libro: il giovane tossicodipendente Cesco esce dall’ospedale di un paese della provincia di Macerata con il naso distrutto, spaccato dal GT, lo spacciatore detto il Grande Tossico, una “madre superiora” dell’eroina, e torna a casa dei suoi.
Da un interno all’altro, comincia così il viaggio statico di Cesco verso una liberazione dall’eroina mentre tutto intorno il piccolo mondo della provincia lo soffoca e il grande mondo della Storia va avanti: il g8 di Genova, il fiorire di mostruosi centri commerciali, il mondo del lavoro che cambia.
Ad accompagnare Cesco in questo cammino una serie di personaggi picareschi, dalle figure istituzionalizzate di recupero dalla tossicodipendenza a Garbo, tossico funzionale che attacca sui muri i necrologi con grande gaudio degli anziani.
Ma la storia, dopotutto, non è il punto focale del libro, che punta molto invece sulle sensazioni: la sensazione di stare in una prigione di cose, di oggetti, di ossessioni, mentre appunto il mondo sembra andare avanti lasciando indietro i ragazzi di provincia.
Dal libro traspare la tesi che sia la provincia stessa a produrre la tossicodipendenza, poiché la felicità non è ma un’ipotesi praticabile e tutti i personaggi vivono in perenne attesa.
Anzi, c’è forse la strofa di una canzone dei Massimo Volume che più di ogni altra cosa descrive i personaggi del libro:

Il mare ingoia ciò che cade
Le navi, i ponti, le frontiere
Il senso ambiguo del dovere
Seduti qui a contemplare
Le zone d’ombra della cena
La vita vinta dall’attesa”

Il libro si snoda così fra momenti divertenti e indicibile cupezza ricordando a tratti libri come Trainspotting o Colla di Irvine Welsh, con digressioni ciniche e finanche crudeli che sembrano prese da un Morte a Credito di Céline, eppure più di ogni altra si erge una figura forse imprescindibile per l’autore: Andrea Pazienza, le cui vignette vengono citate qua e là e, non a caso, anche lui marchigiano.

Dagli anni ’00 in cui si snoda la trama è passata tanta acqua sotto i ponti, eppure questo libro racconta ancora l’oggi: la provincia continua a produrre rabbia, il mondo continua a produrre infelicità, fra la roba e la robba la differenza è assolutamente labile, in quanto entrambe nutrono eguale alienazione.


Oggi li capisco meglio, i ragazzi di provincia, e la loro voglia di fare del male a se’ e agli altri, ma il libro di Pakarov è un documento prezioso sia a livello formale che contenutistico.
Mi auguro che questi autori e queste autrici enrages, che vengono dal buco del culo del mondo, si moltiplichino e sommergano il troppo spesso asfittico panorama letterario italiano.

Luca Gringeri

Luca Pakarov, Cesco e il grande tossico
fandango libri, 2022
267 pagine, edizione con alette interne

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