La sirena per mano
al giardino d’indicibile,
in stato presente, di grazia.
Esalato in terra il respiro,
ultimo di dio, e tutt’intenti
al rifiuto del codice collettivo
imboccano lingua impropria.
Vi è stata mutazione d’ispecie:
il disincanto è avvenuto.
Rito di pace con la sera,
col mondo intero;
col mondo a pezzi;
con te, perfino
nell’assenza ieri ambita
e nel vuoto innocuo
ov’è invadenza, ove, fiutato,
il richiamo d’un tonfo muta
in incedere attento, l’evento.
Non ci siamo, né persi, quando
la paura del passo secondo
è risibile a prima del primo
che ancora non c’è,
in cammino, non c’è.
Basta restare
in ascolto d’ultima piuma
in svolazzo, planando,
con la luna già in bocca,
con la pancia all’ingiù,
dondolando la barca
in un sorso di volto.
