I
un pensiero è un fuso di nebbia in minuscole stasi evaporate
il cielo si forma dalla pazzia di goderlo
e fuori dalle sbarre il sentiero si dimostra razionale
raccogliendo un indumento fabbricato chissà dove
la risposta sta nella sua eliminazione
raccogliendo un pensiero apparso chissà come
la risposta sta nel cancellare il confine
ti scriverei su carta bianca con inchiostro nero
dal pennino in solfeggio leggero e deciso
ogni parola a forma di ricamo
voglioso a curve alterne
con l’armonia di una calligrafia che ti raggiungerebbe il cuore
trafiggendolo di luce e variandosi in un foro d’anima
II
l’ultima visione smazza l’eco di un canto
la luce lo taglia
il dolore lo lascia a status di vissuto
tra la capacità di fare e di dire
e di ciò che resta riassumo impastando sapienza
e oggetti su sfondo pallido
se l’uscita fosse stata trasformata
nella forma acuta di un amo_da_pesca
la lucidità del cuore avrebbe compensato
avrebbe millesimato il resto e il ricavo
un bagliore impossibile da focalizzare
nel gesto interrotto della vista dall’alto
avrebbe camminato in attitudine polare
dritta poiché eversiva
III
entro in uscita soccorrendo il pouf immediato
della gola in apertura
e il rumore fa suono su carta bianca al coraggio alla forma
a quella donna che urlava ignorante di sbadigli
dietro il vetro
nera/bianca/grigia ma l’urlo era un urto viola nella mente
per ogni pomeriggio sfocato
ponponponpon era il suono luce del lampeggiante
ponponpon
che non trovo
ponponpon
affino il sospiro
era un onirico
O
T
T
O
fiato a due
infinito
sogno la direttiva