1944
Ad Ussolo in Val Maira,
un pilone votivo affrescato,
una borgata, una casetta e un letto
gli aghi caduti dai larici. Tra i pascoli
bianchi, in un mondo di ciechi, due ciechi.
È il giorno di Santo Stefano, il primo martire, il linciato.
L’esercito non ha radar così ci hanno stipati qui dentro
così ci hanno stipati qui dentro
ad ascoltare le strade del cielo,
ad ascoltare la guerra che ci corre di sopra,
ad avvertire la contraerea, il comando.
A terra, paglia e stoviglie. Nel respiro
le pecore, le capre, la carne. In alto,
lassù, strepitano i bombardieri
dalla Francia verso le città
dell’Italia.
Noi non vediamo
e non vogliamo combattere
ma vogliamo volare
oltre la linea di confine,
oltre la linea della schiena,
e ci sfioriamo piano,
ci tocchiamo lenti,
lungo la linea del collo,
lungo la linea della gola,
poi con coraggio, con timidezza
ben sotto il petto, sotto i vestiti, dentro l’addome.
Scoprendo l’amore
ascoltavamo il rombo degli aerei
passare.
[…] via La casa dei ciechi — NEUTOPIA […]
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