Nostra signora dell’ipocrisia | Il privilegio di giudicare le scelte altrui

Alla fine della baldoria, c’era nell’aria un silenzio strano.
Qualcuno ragliava con meno boria e qualcun altro grugniva piano.

Eravate bullə alle superiori? Moltə di noi lo sono statə. Riesco a ricordarmi quasi ogni momento in cui ho contribuito a escludere qualcunə, anche solo per non aver mai difeso o obiettato agli attacchi “innocenti”, alle “ragazzate” di altre persone… Eppure, ora penso di essere una persona diversa, anche se i sensi di colpa me li sento ancora appiccicati addosso, come dei jeans aderenti in estate. Da dove arriva e come si coltiva, quindi, una coscienza più sana, non escludente, non violenta? Non saprei darmi una risposta, e mi chiedo cosa sarebbe successo se avessi avuto io Cloe Bianco come professoressa, 7 anni fa.

Cloe Bianco, la ex-professoressa transgender che si è tolta la vita dando fuoco alla roulotte in cui alloggiava, era stata licenziata dal suo ruolo come prof di Fisica proprio a causa del suo cambio di genere. Dallo “sconforto” dei ragazzini al cambio di ruolo – da prof a segretaria, perché rimanesse nascosta – fino all’abbandono di tutto e alla solitudine nel suo camper.

Non è un caso isolato, non lo sarà per molto tempo: l’arrogarsi il diritto di giudicare le libere scelte, in nome di una dignità e di una normalità, finanche di una rispettabilità – come nel caso della prof di un istituto superiore –, è un privilegio che prende vita dalla paura di pensarsi in errore e ingiusti. Questa paura è a volte un privilegio essa stessa (diventa quasi tautologico): lo è perché possiamo non riflettere, lo è perché siamo etero-cis, lo è perché siamo nella posizione di poter guardare dall’alto al basso per sempre nuovi motivi. Era privilegio anche essere dalla parte dei/delle bullə a scuola.

E proclamarono penitenza e in giro andarono col cilicio, ruttando austeri: “Ci vuol pazienza, siempre adelante, ma con juicio.”

Fino a che età siamo “giustificatə”? O meglio, fino a che punto siamo perdonabilə? Come si frena l’incoscienza e l’insensibilità dei/delle giovanissimə? E no, non dipende dall’intelligenza del singolo. E ancora: come superare positivamente il senso di colpa per quello che si è commesso? E quando gli eventi arrivano troppo più in là per pensare di metterci una pietra sopra? Come si sentiranno ora quei/quelle ragazzə, che in quella classe, nel 2015, hanno iniziato a puntare il dito contro l’“ex professore” di Fisica…? 

Non i genitori, ma le giovani persone che componevano quell’aula e che ora sono adulte, circa miei coetanei, come si sentiranno in questi giorni? E come mi sento io, come si sentono i miei amici e le mie amiche dell’epoca del liceo, che ricordo bene aver visto intimidire, nullificare, violentare, sottomettere con un coro di risate? Come è possibile tornare indietro e fermare tutto quel meccanismo, che ancora sta mietendo vittime?

Sicuramente nulla fa che adesso io usi la schwa, e fa altrettanto poco cercare di cambiarmi ogni giorno: non importa per il semplice fatto che, quasi 10 anni fa, io così come i ragazzi e le ragazze di quella classe abbiamo provocato traumi che oggi ancora conducono a conseguenze mortali.

“Amen, Mea Culpa e Miserere, ma neanche un cane che sia risorto.”

Illustrazioni da Umano, troppo umano di Grycia

2 pensieri su “Nostra signora dell’ipocrisia | Il privilegio di giudicare le scelte altrui

  1. Quello che hanno fatto alla povera Cloe Bianco è aberrante e vergognoso, perchè in realtà si tratta di un vero e proprio OMICIDIO (sì, sto usando questo termine perchè le calunnie e l’emarginazione possono uccidere le persone, basti pensare alla vicenda di Mia Martini, che è stata uccisa da CRIMINALI che l’hanno definita “porta iella”): chiedo scusa per lo sfogo, ma queste cose mi fanno letteralmente INCAZZARE!

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