La fine dell’amore. Amare e scopare nel XXI secolo (Fandango, 2022) di Tamara Tenembaum è l’esempio perfetto di come le derive neoliberiste stiano distruggendo l’idea di amore romantico. Ma è davvero così? Il libro dell’autrice trentenne di Buenos Aires si presenta, con tanto di orgasmo in scatola in copertina – riferimento alla Merda d’Artista manzoniana, come se l’amore dovesse essere uno scarto del quale sbarazzarsi al più presto – come un prontuario alla portata delle coppie eterosessuali, per comprendere come si fa sesso e si ama nel mondo di oggi, al di fuori del classico rapporto di coppia monogamico.

Peccato che la parte costruens del libro, complice un’ingenuità che a volte fa tenerezza, promuova come alternativa una serie di possibilità che – guardacaso – fanno tutte riferimento a siti di incontri di aziende private come Tinder®, che nell’ultimo anno [fonte IO Donna] ha registrato un calo di interesse verso gli appuntamenti mordi e fuggi.
Insomma, che si tratti di coppia aperta, poliamore o altre forme di amore non esclusivamente monogamico, l’importante è che ci sia una piattaforma pronta a fornire ai propri utenti la voglia di leggera intimità che stanno cercando. Ovviamente, come per tutti i servizi di dating gratuiti che raccolgono informazioni, questo match non è privo di lati oscuri: tutto parte, anche in questo caso, dalla tanto sbandierata “cura di sé”, dalla paura indotta dalla società di non essere ancora sposate o fecondate a una certa età, eccetera. Ma le soluzioni a queste costrizioni sociali somigliano troppo spesso a una privatizzazione dell’amore.
Facendo del desiderio un mercato e del godimento un imperativo, la privatizzazione del sentimento amoroso rende l’amore e il sesso contesti di violenza, prevaricazione e solitudine.
Se la Tenembaum unisce rigidamente la famiglia tradizionale, i nazionalismi, l’appartenenza a una cultura e a una lingua condivise, dall’altra parte quel che ci viene offerto in alternativa è una specie di individualismo neutralizzato. Se i Millennials non si innamorano più, sarebbe dunque per la paura di riprodurre sistemi che hanno portato le loro famiglie a fallire, come se non ci fosse una reale alternativa alle relazioni tossiche e l’unica alternativa fosse consumare, competere, avere cura di sé, preservarsi da tutto, anche dalla sofferenza.

Seguendo questo ragionamento, sembrano ripassare davanti agli occhi i frame di Eternal sunshine of the spotless mind, il film di Michel Gondry sceneggiato da Charlie Kaufman del 2004 in cui Jim Carrey chiede al suo medico di cancellare per sempre i ricordi che lo legano alla sua ex Kate Winslet, per guarire da quella strana patologia chiamata “amore.”
Per comprendere davvero come andare al di là di facili semplificazioni, in realtà, bisognerebbe capire quali sono, all’interno del rapporto di coppia, monogamico o poliamoroso che sia, gli elementi standardizzati dalla società patriarcale e che ancora oggi limitano il desiderio femminile e maschile. Poiché il mondo della privatizzazione dell’amore appare come un sistema che prescrive come interagire, presentarsi, delineare le proprie priorità più rigidamente di quanto si sarebbe in prima battuta disposti ad ammettere. Dall’esposizione delle proprie preferenze fino al primo appuntamento.
In questo modo, soprattutto per le donne, l’alternativa proposta è di mostrarsi eternamente disponibili, economicamente realizzate, sessualmente attive e proprio per questo, interessate a nuove esperienze. Ma questo non esce dal solco del maschilismo imperante, anzi: è proprio quello che il neoliberismo auspica, sia in ambito lavorativo che sentimentale. Merito dei femminismi contemporanei e strada da continuare a percorrere, perciò, è secondo Tamara Tenenbaum il tentativo di delineare una “terza via”:
Un’etica dell’alterità che non sia un’etica del sacrificio, un’idea di felicità che sia collettiva senza essere oppressiva. In questo consiste la sorellanza, molto più che in una solidarietà teorica tra identità femminilizzate. Consiste nel pensare a comunità scelte, relazioni basate sulla possibilità di condivisione piuttosto che di negoziazione.
Ma perché il modello da seguire dovrebbe essere quello dell’amicizia e non dell’amore romantico? Secondo l’autrice, proprio perché non esistono relazioni monogame che non siano soggiacenti rapporti di potere di qualche tipo. Se questa risposta può risultare vaga, si capisce perché la scrittrice argentina sia così allergica a questa forma di unione: nel racconto di una relazione puramente sessuale che la donna aveva al college con un ragazzo, lei stessa riporta che una sera, dopo una lunga giornata di studio e altri impegni lei, come di consueto, si reca da lui ma gli chiede prima di poter mangiare qualcosa e lui risponde che no, non la fa venire lì per mangiare.
Molto probabilmente, anche se l’amore romantico o una coppia monogamica non devono andare bene per tutti, quello che è certo è che un amico o un’amica non ti tratterà mai in questo modo. Preparerà un pasto, passerà del tempo con te. Se avrai bisogno di parlare, lui o lei ci sarà. Cerchiamo di uscire da rapporti tossici e puramente utilitaristici quindi, oppure portiamoli avanti senza aspettative particolari, se questo ci fa stare bene per un po’. Senza per questo costruire modelli, il nostro compagno o la nostra compagna può essere anche un nostro amico e – proprio per questo – può mettersi in discussione.
Niente paura, quindi: quando arriverà, se saprai riconoscerlo, l’amore ti arricchirà enormemente. Se quell’amore dovesse smettere di andare bene per te, nessuno ti farà sentire sbagliatə per questo. L’amore non è una religione. Purtroppo non si può dire lo stesso del neoliberismo.