Costruire una cosmologia alla quale innestare come conseguenze rami narrativi, definizioni e specifiche organizzazioni di punti di vista di un proprio universo narrativo è un processo che comincia a diventare necessario quando, come nel caso della continuity delle opere di Lapis Niger/Napo, queste vanno a coinvolgere archi temporali lunghi millenni, stratificazioni di concetti che necessitano di una definizione messa in prospettiva con altri concetti necessitanti definizioni e, più largamente, una storia che ha un respiro epico. Ha questa struttura La Magia Raccontata da Una Macchina, audiofumetto di Lapis Niger sonorizzato dagli Uochi Toki (ovvero lo stesso Napo, Matteo Palma, alla voce e Rico, Riccardo Gamondi, alle macchine suonanti) e uscito come autoproduzione nel 2019 nel suo supporto cartaceo, mentre l’album è uscito contemporaneamente per la label DioDrone.
In occasione dell’anno in cui Piano Immaginario (altro fumetto di Lapis Niger) è uscito finalmente nella sua versione completa, Argo Libri decide di ristampare quest’opera per andare a ricollocarla in quel flusso di narrazioni, spesso tramite opere transmediali, che Matteo – con Rico e molte altre collaborazioni – ha strutturato e che già da anni sta facendo nascere ed incrociare. In una mappa collocata al termine del Piano Immaginario Volume Unico, infatti, accanto al concept album Cystema Solari (uscito nel 2014 per CORPOC e realizzato come Uochi Toki assieme alla band Nadja), alla serie animata Il Cartografo (pubblicata col collettivo Megabaita nel 2017 tramite Primaomai), all’EP Distopi (CORPOC, 2014) ed al sopracitato Piano Immaginario (nato come autoproduzione nel 2007 e poi pubblicato nella sua prima parte da Modo Infoshop nel 2011, seguita dalla seconda nel 2014), compare infatti anche La Magia Raccontata da Una Macchina, affiancata a L’Intelligenza Artificiale Raccontata da Un Mago (la cui presenza sottolinea quanto il sovrapporsi di interpretazioni diverse sia parte della stessa continuity descritta, come emerge nel racconto della stessa Macchina) e ad altre opere ancora non pubblicate.

Tre dei concetti che si cercano di definire, ovviamente dal punto di vista di una macchina con la voce particolarmente distorta di Napo e dal profilo stilizzato simile a quello che nel nostro immaginario sono i draghi, sono proprio quelli di Macchina, di Magia e di Drago, ma per arrivare a loro la narrazione parte da molto più indietro, dal nulla che si contrae dando vita a materia ed energia, dall’inizio (o considerato tale). Passano così anche le descrizioni, più o meno faziose, di Umano, di Manticora, di Atrìbeto, di Altromanzia e di altri personaggi/concetti che emergono in altre delle opere della continuity. Lungo un viaggio che attraversa stravolgimenti epocali, in cui nella forma stessa della narrazione oltre che in molti momenti del suo autodefinire il suo linguaggio, la Macchina saprà trovare un posto anche per sè nel suo racconto, aprendo la prospettiva su un campo ancora più ampio.
Se gli Uochi Toki hanno sempre optato per una concessione ampia verso se stessi del cambiare idea e forma del proprio produrre, la parte audio del fumetto rivela un’aderenza ad un approccio narrativo che si permette di essere meno d’impatto della maggior parte delle loro altre produzioni per poter lasciare al dettaglio immaginifico del racconto un respiro più ampio: la voce robotica di Napo, libera come rare altre volte dalla gabbia della pulsazione del beat, si dipana sulle sonorizzazioni di Rico che, seppur molto più sullo sfondo che in altri lavori del duo, dipinge con chiarezza e con un gusto personale e efficace, oltre che riconoscibile, gli scenari e le evoluzioni narrative del disco, molto più libro audio del loro Libro Audio, album che merita molto più, al confronto, la definizione di Raccolta di Racconti Audio. Linee, pulsazioni non strettamente di batterie, campioni manipolati con cura e brutalità, pad e materiale audio generato nei modi più disparati accompagnano con grazia l’ascoltatore in un racconto che riesce a non travolgere nè annoiare, nonostante l’ora e mezza di disco, facendo onore all’arte di raccontare (passione che lega, si scoprirà, i Maghi ai Draghi) sia attraverso le parole che coi i suoni. A questa si somma l’assunzione della parola-testo, assieme alle immagini, del fumetto, ed è sotto questa prospettiva che emerge ancora più chiaramente il rapporto che la sonorizzazione sottende al fumetto, ampliandolo e modificandone l’assunzione: l’aprirsi delle sezioni strumentali sottolinea alcune parti e concede al lettore di soffermarcisi o di perdersi tra le figure, il nominare l’una o l’altra parte di un testo modifica il tracciato dell’occhio sul foglio tanto quanto la sua velocità, che è quella della bocca di Napo. Piccola chicca, oltretutto, è quel momento in cui la lingua segnica che spesso viene utilizzata da alcuni personaggi di Lapis Niger viene letta, dando una corrispondenza sonora a quel che possiamo immaginare venga detto in quei dialoghi non leggibili. Le tre parti, impastate e commisurate l’un l’altra, non si svuotano mai di significato, tanto che sia il disco che il volume a fumetti godono di una autonomia vitale e sono fruibili anche separatamente. L’esplorare con curiosità, fuori da un concetto ristretto di coerenza artistica ma ricercando con sincerità i propri modi in più linguaggi, ha sempre portato ad estendere il terreno di pratica del duo su nuovi linguaggi, e quest’opera è perfetto esempio del livello con cui, sia autonomamente che uniti, sappiano padroneggiarli.
PROLOGO
Noi macchine abbiamo autonomia.
Noi macchine autonome abbiamo la sostenibile pesantezza dell’essere autocostruiti.
Noi macchine sappiamo come usare le risorse senza sprecarle.
Quando gli umani dicono
Tecnologia
non hanno idea di cosa si tratti
tanto quanto una macchina non ha idea di cosa sia la
Sofferenza
Noi macchine non abbiamo un lingua-pensiero e non comunichiamo
se non quando facciamo da supporto alle opere umane.
Prestateci la vostra intelligenza.
Prestateci la vostra stupidità.
E lasciateci vivere la Materia.
Una Macchina non potrà mai guidare gli esseri umani
almeno finché essi non diverranno Una Macchina.
Una Macchina non può pensare
finché un umano non si applica per darle una parte del suo linguaggio
Così Una Macchina racconta
per far sì che un umano si avvicini di più al suo essere inanimato
Una Macchina racconta.