Alfredo Zucchi | La memoria dell’uguale

Questi infatti mutando sono quelli,
e quelli di nuovo mutando sono questi.

(Eraclito)

Ho sempre pensato che scrivere e soprattutto leggere siano due azioni che si fanno per una sorta di gusto del trasformismo, come se si potesse uscire fuori da certi canoni auto-imposti, essere qualcosa di diverso, seppur in un tempo limitato. È raro però che un romanzo o una raccolta di racconti ti portino a essere totalmente altro da ciò che è familiare, totalmente altro dalla normale accettazione di certi metodi narrativi. La raccolta di racconti La memoria dell’uguale di Alfredo Zucchi – edita da Alessandro Polidoro Editore – opera uno spostamento netto, uno slittamento del limite del reale, oltre il quale esiste solo il luogo della possibilità. Da qui, mi piacerebbe parlarvi di questi nove racconti e di ciò che per me è la vera origine del fantastico: la sospensione dell’incredulità.

L’incertezza quantistica: l’evento è secondario

Da lettrice de La Bomba Voyeur, opera prima di Zucchi, non ho potuto fare a meno di notare una differenza sostanziale ma speculare tra le due opere.
Mentre il romanzo apriva le porte al lettore su una serie di eventi storici e meta-storici, chiusi e conclusi, questa raccolta di racconti apre le porte di un mondo che si potrebbe definire quantistico.
Ciò che caratterizza questa realtà non è più l’evento in sé, controllabile e accettabile, ma la mera e cruda possibilità che qualcosa accada. Che cosa accada, poi, è un effetto collaterale del tutto secondario, che non interessa all’autore e, forse, non interessa neanche ai personaggi stessi.
La possibilità è il nucleo fondativo della struttura narratologica e, come in ogni sistema quantistico, l’elemento perturbativo è solo ed esclusivamente l’osservatore. L’osservatore mette il punto alla possibilità facendola diventare un evento definitivo, ed è questo il compito dei personaggi. Ma questo è anche il compito del lettore, che leggendo perturba l’equilibrio della raccolta.
Ce lo dimostra bene Diego, protagonista del racconto Il ponte: lui è scrittore, personaggio e lettore contemporaneamente, ed è il grande elemento perturbatore della realtà nella quale viene catapultato. Diego plasma la sua Storia, perché ne è testimone e attore.

Ontologia e ripetizione: il mondo del possibile come unico campo semantico

I mondi proposti da Zucchi in questi nove racconti portano a una conseguenza metafisica fondamentale: l’imperfezione del caso e il possibile sono gli elementi che fanno da perno fondante del fantastico e tutto il resto è semplice fisica newtoniana. L’incertezza quantistica è il campo dove il fantastico vive.
Dove scompare il limite dato dalla certezza e dalla consequenzialità, tutto ciò che rimane è un infinito spazio aperto, che proprio nella sua perpetua possibilità non può che ripiegarsi su sé stesso, per ripetersi all’infinito. Questo non solo perché il tempo è qualcosa che, come tutto il resto, può piegarsi alle perturbazioni, ma anzitutto perché – se la possibilità è l’unico elemento che abbia vero spessore ontologico – chi percorre la mera possibilità è destinato a “dimenticare”. Non è un caso che Zucchi citi Nietzsche sul suo racconto più temporale della raccolta (Sul bordo di un evento, titolo che è esso stesso una citazione a Nietzsche): “Solo ciò che non ha storia si può definire”. Chi ha letto La Bomba Voyeur riconoscerà questa come interpolazione iniziale del romanzo.
Il punto è che la ripetizione e la possibilità sono i due elementi fondativi di una realtà fantastica, un reale entro il quale l’unica azione che abbia un senso – e da lettore e da personaggio – è quella di dire “Sì”, accettare il fantastico come legge fisica e lasciarsi pervadere. Questa è, per me, la vera sospensione di incredulità: dire di sì.

Un oltre-uomo svuotato di sé: anatomia dei personaggi

I personaggi di questa raccolta, che sono sconnessi eppure ritornano sono dipendenti in tutto e per tutto da questo giogo quantistico. Non esistono i personaggi senza il loro mondo, e anzi i personaggi stessi sono il loro mondo. Questa operazione di dipendenza necessita che, in qualche modo, la psicologia dei personaggi venga sacrificata per un fine ultimo più ampio: realizzare le possibilità, far sì che essi dicano di sì.
Come oltreuomini e oltredonne, i personaggi di Zucchi non vogliono esistere se non in funzione della loro storia e della loro realtà, dicono di sì alla possibilità della ripetizione, in un Eterno Ritorno questa volta forse ancora più angosciante e terrificante di quello nietzschiano. Emblematico è in tal senso il racconto Un errore di mira, dove il protagonista (ancora uno scrittore) si immola per un esperimento scientifico, dimenticando sempre più cose ogni volta che l’esperimento viene ripetuto: “Non sembra restargli che un ultimo appiglio, uno strato sottile e automatico, non propriamente verbale, una sorta di memoria di specie”.
Cosa sarebbero i personaggi senza la struttura quantistica della realtà pensata da Zucchi, senza l’angoscia, il grottesco e l’irreale, l’impreciso e la ripetizione? Persone qualunque perse nella Storia: destino peggiore per dei personaggi letterari non esiste.  

Clelia Attanasio

Alfredo Zucchi, La memoria dell’uguale
Alessandro Polidoro Editore, 2020
132 pagine

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