I segni particolari | Belisario Laveneziana

REGOLA NUMERO 17:           
È severamente vietato far attendere il proprio compagno per più di 15 minuti, a meno che non lo si informi entro le due ore precedenti.

REGOLA NUMERO 11:          
Mai indossare colori troppo vistosi all’Evento. Per le donne, consigliate tonalità pastello. Gli uomini dovranno indossare una camicia.

Ana Maria Martins de Castro incontra Diego Frederico Ramos alle ore 20:02 all’uscita della metro di Rossio, è sabato sera. È in ritardo, per questo ha un leggero affanno che le colma il respiro; risale le scale con una fretta aggraziata dal movimento delle pieghe del vestito.

La piazza si apre al suo sguardo quando calca gli ultimi gradini e lui è lì ad aspettare al varco, mentre controlla l’ordine dei bottoni e delle asole della giacca.

È la prima immagine che le rimane impressa. Lui ritagliato contro uno sfondo formato da: le auto che scorrono mentre il semaforo rosso blocca il passeggio dei turisti; i locali dall’altro lato della piazza, in particolare il negozio pieno di luci con le latas de sardinhas in cui si affolla una cerchia di persone all’ingresso; quello che resta del Convento do Carmo in alto a sinistra – è stato spezzato dal lontano terremoto del 1755 –, pietra bianca che ha inghiottito la luce di Lisbona e che cancella il cielo nero della notte che avanza.
Diego Frederico Ramos distoglie lo sguardo dalle asole della giacca e  le si avvicina. Le dà la mano, come a presentarsi. Ana Maria Martins de Castro osserva le rughe intorno ai suoi occhi; non guastano la bellezza di quel viso squadrato da una barba rada e il profumo sottile che risiede nel collo della camicia – lo nota quando si avvicinano per scambiarsi il classico bacio da presentazione. Poi tirano fuori i cellulari e li fanno combaciare uno sull’altro e mentre si identificano, si illuminano.

REGOLA NUMERO 15:           
Il primo utente a scrivere prenota il ristorante, se la conversazione va a buon fine. Sono vietati i fast food, lo street food, qualsiasi genere di locale che offra solo bibite. Le bottiglie di alcolici permesse equivalgono alla metà dei partecipanti all’Evento. Tenere conto delle preferenze di cibo ed eventuali intolleranze.

Hai fame, le dice, e non sembra neanche una domanda; lei fa cenno di sì, senza proferire parola. Lui, con non poca agitazione, la prende sottobraccio e si incammina in direzione del Teatro NacionalHa prenotato in una tasca a poche centinaia di metri, andranno a cena lì. In quel tragitto, si scambiano le poche informazioni che avevano già accumulato durante la loro, a dire il vero, sterile conversazione su Sleep, applicazione a cui entrambi si erano iscritti con non poca diffidenza. Lei aveva avuto delle titubanze nell’effettuare la registrazione, ma gli ultimi anni di solitudine l’avevano convinta a procedere: quel mezzo che aveva tra le mani le sembrava un modo per aggirare l’ostacolo della sua timidezza e della difficoltà a instaurare rapporti, soprattutto a causa del lavoro quasi a tempo pieno che le occupava anche la vita domestica. Sleep le era stato consigliato da una sua amica, perlopiù collega, con cui condivideva l’escritório e con la quale ripartiva le mansioni da avvocato nello studio in cui era stata assunta. 
La descrizione era piuttosto semplice: Sleep prometteva di individuare, nel complesso tessuto degli utenti iscritti, una persona affine con cui condividere una serata e, nel caso, una notte. Gli iscritti dovevano rispettare le venticinque regole prima, durante e dopo l’appuntamento, pena la cancellazione immediata.

La serata scorre in maniera lineare. Il vinho tinto rende la conversazione più sciolta e Diego Frederico Ramos riesce a far ridere Ana Maria Martins de Castro per ben tre volte. Lui si offre infine di pagarle le pataniscas de bacalhau com arroz che aveva ordinato, lei per un momento sussulta e non glielo permette: il cellulare che si illumina all’improvviso gli ricorda di rispettare le regole, e di pagare solo per sé.

REGOLA NUMERO 19:         
Qualsiasi acquisto effettuato durante l’evento viene pagato dalla persona che ne usufruisce, oppure l’importo viene diviso a metà se si tratta di condivisione (anche i centesimi dovranno essere considerati).

Stavolta è lei a cercare il contatto, all’uscita dal ristorante. Gli si avvicina e lo prende sottobraccio. Lui sorride. Le racconta dei suoi ultimi lavori alla redazione, degli articoli che sta scrivendo, del viaggio che dovrà affrontare il mese successivo in giro per l’Europa, per scrivere un saggio sulla condizione dei propri connazionali alle prese con la forte crisi europea: le conseguenze negative degli anni Venti si erano abbattute su tutti gli stati membri e l’Unione stessa ormai vacillava. Davanti a Terreiro do Paço, si fermano ad ascoltare il tramestio del fiume che sbatte sul limite terrestre della città. Lei sorride e gli fa notare come entrambi somiglino a quelle due colonne incastrate nell’acqua che segnavano, un tempo, l’ingresso portuale e l’inizio della piazza mercantile. Diego Frederico Ramos trattiene il fiato e poi, in un unico respiro, a bassa voce le dice che gli piacerebbe passare la notte fisso accanto lei, a simulare la vicinanza di quei due pali che si accompagnano da tempo immemore e che sono inizio e fine insieme – confine. Poi, le dice di chiudere gli occhi e lei lo segue. Lui le chiede di moltiplicare il rumore famelico di quel fiume e di immaginarlo sfaldare gli argini e inghiottire loro, la piazza, la città, la nazione e l’Europa intera come in quel lontano 1755. Finalmente tutto tace, lui dice e lei gli stringe forte la mano. Non preoccuparti, noi restiamo qui, non ci succede nienteTutto è finito. Tutto è finalmente finito. 
Adesso però andiamo, va bene, ed è ancora una domanda senza interrogazione, così lei si arrende.

Infila la chiave nella toppa. La casa li inghiotte nel buio ed entrambi si sfilano le scarpe, si tolgono la giacca. Gli prende la mano e lo porta in camera da letto, chiude l’uscio e accende una piccola abat-jour posata su un mobile.

Si guardano e sono in piedi, tocca prima a te, lei dice. Lui, intimidito, si guarda ancora bottoni ed asole, soltanto che adesso lo sfondo è cambiato: dietro di sé la mappa della città, tutta quanta, che Ana Maria Martins de Castro ha attaccato alla parete come un quadro, e allora le sembra che lui oscuri Lisbona stessa come una luna in un’eclisse, e la sua pelle infatti brilla – riverbero della poca luce che entra dalla finestra. Lentamente, i bottoni di legno oltrepassano la stoffa e liberano il corpo di lui da quella prigione. Indugia sui pantaloni, infine li sfila e li piega accuratamente poggiandoli su una sedia.

REGOLA NUMERO 22:         
Prima dell’Evento, è chi ha dato inizio alla conversazione a liberarsi dai vestiti, senza distinzione per sesso, nel caso in cui i partecipanti siano di genere differente. L’ordine prestabilito è: scarpe – giacca – occhiali, cravatta (se applicabile) – camicia\vestito – pantaloni – calzini – intimo.

Ed è adesso che lui rimane completamente nudo, a pochi metri da Ana Maria Martins de Castro che ha ancora addosso il suo vestito, mentre con le mani a coppa fa scudo coprendosi il sesso – inizia a sudare. Quando lei prende a spogliarsi, lo fa guardandolo dritto negli occhi, anche nel momento in cui, con lieve difficoltà, deve slacciarsi la cerniera lungo la schiena. Le piace l’aria imbarazzata che gli è venuta proprio adesso, quando lei indugia a tirarsi via le calze che le lasciano le gambe scoperte, la pelle a vista. Le piace sentire suo quel potere primordiale che credeva perduto.           
Ora che sono entrambi nudi, lui appare più rilassato. Somigliano a bestie ammansite e lei non può che avvicinarsi poco alla volta, come a scardinare le colonne davanti a Praça do Comercio e, infine, rimanere immobile, corpo a corpo, mentre le loro cosce reagiscono già all’attrito e quasi si incollano per l’aria calda della stanza.
Lei chiude gli occhi e tira un respiro. Immagina che lui la prenda e la adagi lentamente sul letto, invece Diego Frederico Ramos trema leggermente mentre le loro mani si incontrano a metà strada, sospese, senza intrecciarsi.
Vieni, lei dice.
Si sistemano sul letto fianco al fianco, le lenzuola bianche tirate sino allo stomaco. Lui ha il cuore che gli sconquassa il petto per l’agitazione, come l’eco di quel terremoto a cui erano arrivati a pensare poco prima; lei sente la sua pelle come una lucertola mentre lo sguardo di lui si perde nel deliquio dei sensi e le ciglia si chiudono in uno sguardo che sfida il buio.
Buonanotte, dice lui.
Buonanotte a te, risponde.

Dopo qualche minuto, a lei sembra che lui stia già dormendo e si sente finalmente in pace, chiusa in quell’abbraccio che li unisce. Diego Frederico Ramos si muove e con una mano le fruga tra i capelli, lei si gira per catturarlo. Lui riesce a trattenerla e le lascia un lieve bacio tra le pieghe del collo, in corrispondenza di un neo piccolo e scuro che le calca la nuca. Non puoi, lei dice, le regole. Scusa, gli sussurra, adesso dormi. Lei lo segue, e si tocca quel punto come a cancellare il gesto. Si sente sottesa in una tensione sessuale e primitiva che adesso la ritrova arresa e le muove lentamente il corpo. Passano interminabili minuti, infine anche lei si perde lucida in un gesto, tiene chiuse con le dita le palpebre di Diego Frederico Ramos e gli passa in rassegna il corpo con le labbra, gli bacia il viso, le mani, la schiena, non possiamo, sussurra lei stessa, ma lui non la ferma, è con le parole che ti conoscerò e queste vengono fuori dalla mia bocca, sono parole che ci siamo scambiati e le passerò sottopelle così potrai ascoltarmi quando non sarò con te, quando il mondo acquoreo inghiottirà la città e la terra aprirà di nuovo Lisboa come un’arancia. Ritornano, poi,alla loro posizione iniziale. Lui l’abbraccia stretta, tenendola come in una guaina.
Il cellulare si illumina dalla tasca dei pantaloni. Lei sospira, infine il sonno la vince.

Ana Maria Martins de Castro apre gli occhi. È domenica mattina e non c’è stata l’urgenza della sveglia. Ha lasciato che il suo corpo si riprendesse dal torpore del sonno in modo graduale. Si ritrova la schiena leggermente sudata, la pelle umida. Prende gli occhiali, li inforca, controlla che le diottrie siano rimaste le stesse. Calca la mano su ogni parte di lei davanti allo stretto specchio dell’armadio, il viso, i seni, i fianchi. Non c’è nessuno nella stanza, è completamente sola. Come da regolamento, il suo compagno per una notte è andato via.
La luce entra a falce dallo spazio sotto l’ingresso, si getta ai suoi piedi come un tappeto. Investirà i primi minuti della sua giornata in un’abitudine quotidiana che è diventata ormai un corollario sin da quando si ritrova al mondo: controlla che ogni parte che la rende se stessa, Ana Maria Martins de Castro, sia al proprio posto.
In particolare, verifica:
– che senza quelle sottili lenti di vetro non riesca a leggere le didascalie della città sulla mappa attaccata alla parete e che, al contrario, il suo difetto ottico non si sia acuito nel frattempo;
– che lo spazio fra le cosce riesca a contenere la noce della sua mano chiusa;
– che le unghie siano pulite, di tutti e quattro i suoi arti;
– che le sue labbra riportino il sapore della sua stessa saliva.
Controlla il crocevia dei suoi segni particolari con dovizia, pigiandoli come se fossero pulsanti che l’attivano poco alla volta, un’astronave ancorata a terra in attesa del lancio. Ed è adesso che nota che non tutto è in ordine: un pezzo di sé è stato cancellato, o sarebbe meglio dire che è sparito nel nulla il neo sul collo, inghiottito dal colore olivastro della sua pelle. Si avvicina allo specchio, si sistema agitatamente i capelli, li raccoglie dietro la nuca e quasi entra in quella cornice specchiata per osservarsi meglio. Si guarda dall’altra parte, non c’è nulla, è sparito, il neo non c’è più. Al suo posto, pelle, neanche l’ombra di un simbolo.
Entra in cucina e si prepara un caffè. Cerca di tranquillizzarsi perdendosi nelle sue abitudini. Imburra due fette di pane. Fa colazione in piedi, mentre innaffia una collezione di piante alla finestra. Le ha messe in ordine di grandezza e spende copiosi minuti recitando al loro cospetto una poesia, sempre la stessa di ogni mattina – A Pura Face, di Sophia de Mello Breyner Andresen, Livro Sexto – certa che la crescita subirà una differenza di direzione grazie a quella sua dedicata attività letteraria.
Infine, si districa ad entrare nella stretta doccia del bagno, aspetta che l’acqua calda si getti a fiotti sul corpo, in modo da cancellare l’odore della notte passata e, mentre si lava, si strofina bene in ogni parte, cerca di levarsi via la pelle vicino al collo come a scavarsi, a ritrovare quel segno insabbiato dentro di lei. Deve fermarsi quando inizia a bruciare e ha il collo arrossato, vene impercettibili a manifestare i graffi.


REGOLA NUMERO 2:           
Il servizio è gratuito. Se hai scaricato 
Sleep, ti sei trovato di fronte ad una necessità. L’applicazione esiste per rispondere all’esigenza primordiale di condivisione del gesto umano e tenero che è il sonno. Non sei l’unico\a a sentirne la mancanza. Per questo, una volta scaricata l’applicazione, non potrai eliminarla fino a che non avrai raggiunto lo stato di benessere completo. Non c’è modo di cancellarla dal tuo dispositivo. Nel momento in cui arriverai alla completezza della tua felicità, si auto-disattiverà. Se in quel momento non sei soddisfatto, potrai chiedere un rimborso.

Prende il cellulare, apre SleepAdesso scrivo a Diego, pensa, gli lascio un messaggio oppure controllo se mi ha già scritto. Nulla. Il profilo di Diego Frederico Ramos non esiste, la conversazione non c’è neanche in quelle archiviate, la sua pagina appare come in caricamento. Allora lo chiamo, pensa, inserisce il numero e prova ad effettuare la chiamata, ma dall’altra parte scopre che il numero non è più disponibile. Ma come?
Le viene in mente che forse lui l’ha bloccata, allora manda un messaggio alla sua collega e le chiede di individuare il profilo di lui. Lei le conferma che il profilo esiste, ma rimane in caricamento.

Ana Maria Martins de Castro spenderà il resto delle ore della domenica a cercare Diego Frederico Ramos nella città, nei posti che lui aveva nominato. Non varrà la pena risalire a piedi le strade a Lapa, il quartiere in cui lui le aveva detto di vivere, oppure girare per il Jardim da Estrela, che era solito frequentare nei momenti liberi. Non troverà quell’uomo neanche seduto alla scrivania della redazione in un palazzo ad Avenida da Liberdade ed è per questo che decide di ritornare davanti a quelle due colonne in mezzo al fiume dove erano stati insieme la sera precedente. 
Adesso le guarda alla luce del sole e al contrario della prima volta nota come siano luride, immerse nel grigiore dell’acqua. Ne mima l’immobilità, si sente anche lei legata a una forza terrestre che la tiene ancorata verso il basso – non sa più in che direzione andare, tutto ciò che le resta da fare è rimanere immobile, con tutta la città alle spalle come cucita su di una mappa; così, come azione diretta del suo corpo, con una mano cerca il suo telefono cellulare per controllare Sleep un’ultima volta.
Quando apre l’applicazione, non le si carica nulla. Ritrova davanti a sé lo schermo completamente bianco. 
Solo una scritta appare: 

Stato di benessere: completato. 

E poi:

Se non sei soddisfatto, puoi chiedere un rimborso.

Ana Maria Martins de Castro non capisce, si sente derubata da quella notte, da quella condivisione notturna insieme a un uomo che è svanito nel nulla e che le ha portato via un suo segno particolare; come potrebbe sentirsi soddisfatta? 

Quando clicca sul pulsante per richiedere il rimborso, è in quel momento che l’intera città si sfalda, come in quella sera del 1755, e i candelabri cadono nei palazzi. In un nulla avvampano come legna da ardere e Rua Augusta si spacca in due; è uno squarcio morbido, come acqua che sgorga dall’acqua, dilatato dalla forza bestiale della terra che decide di inghiottire le due colonne e anche lei, mentre nell’ultimo secondo vede, finalmente, un’onda richiudere Lisbona come la parte superiore di una conchiglia.

REGOLA NUMERO 1:
All’Evento, i partecipanti dovranno attenersi strettamente a tutte le regole che seguono. In particolare, lo scopo dell’incontro è il semplice scambio di sogni, in un passaggio di tempo rarefatto atto a ricostituire la perduta sensazione di appartenenza all’umanità, stando semplicemente uno accanto all’altro, nell’atto ancestrale del sonno. L’appuntamento ha lo scopo di eliminare la vacua insoddisfazione causata dalla distanza sociale di cui siamo prigionieri. Il sesso e qualsiasi contatto fisico sono completamente vietati oltre che assolutamente inutili, pena la cancellazione.      

Sdraiatevi e dormite insieme: fate sogni tranquilli.

Illustrazione di Victor Cavazzoni

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