Ciao Antonio,
Tu sei la voce e la penna del duo La Plomb, composto appunto da te e da Mirko Berkana. “Niente di Ufficiale” è un album che stupisce per il suo essere poliedrico, ma sicuramente una cosa che emerge e che unisce tutti i brani è la spinta all’azione, al mettersi in gioco.
Esatto. Abbiamo fondato il gruppo nel 2016. Definirei Niente di ufficiale, più che un album, una sorta di raccolta, perché in sostanza noi abbiamo iniziato postando qua e là singoli sparsi – niente di ufficiale, come dice poi il titolo – che sono confluiti nell’album solo in una seconda fase di riordino.
L’essere poliedrico dell’album possiamo considerarlo un po’ un contro, perché alla fine se segui delle regole più precise, se presenti un lavoro coerente, il mercato discografico si mostra più accogliente, ma noi ce ne siamo abbastanza fregati.
Raccontami un po’ come vi siete messi in gioco voi e come è nato questo progetto, cosa vi ha guidati nella creazione dei brani…
Io e Mirko facevamo musica insieme già da prima, collaborando a progetti e approfondendo generi che con i La Plomb non c’entravano assolutamente nulla; inizialmente facevamo più elettronica, a un certo punto poi è venuto spontaneo cambiare rotta e iniziare a sperimentare su diverse sonorità ed è così che è nato questo progetto. Non c’è stata dunque un’idea precisa alla base, ma tanta voglia di esplorare le svariate possibilità creative che ci si paravano davanti.
I tuoi brani, dovessimo ricollegarli a uno stile letterario, potremmo definirli dei veri e propri flussi di coscienza con apparizioni poetiche. Così come succede nei flussi di coscienza, non sono mai simili tra loro e si accostano quindi anche a sonorità differenti. Come avviene il processo compositivo?
Abbiamo attraversato più fasi, quindi le modalità compositive sono cambiate nel tempo. Alle volte i brani nascevano dall’incontro e da quindi una creazione condivisa sin dalla partenza, in altre occasioni – ed è una modalità che tuttora utilizzo – partivo da alcuni beat trovati online, li modulavo e modificavo affinché rispondessero alle mie esigenze e scrivevo la prima bozza del testo lasciandomi ispirare dal giro melodico. Dopodiché lavoravamo insieme alla reinterpretazione del pezzo nell’home studio di Mirko, lui stravolgeva la base musicale fino a creare qualcosa di pienamente nostro e del tutto nuovo.
Il nome che avete scelto è davvero perfetto, ricorda il rumore del piombo attaccato agli ami delle canne da pesca, quando precipita rompendo la superficie liscia dell’acqua. Questa rottura violenta della quiete si sente anche in alcuni tuoi versi, penso ad esempio al finale di “Schiavi”
Mi piace molto inserire, quando posso, questi suoni onomatopeici e costruire i testi a partire da delle immagini più che da concetti. La mia è una scrittura libera dalle strutture classiche, cerco sempre di non dare dei precetti, di non spiegare tutto. Voglio che sia l’ascoltatore a interpretare e vivere le immagini che sente, non vorrei mai dare una lezioncina.
Spesso il tema principale nella musica indipendente di oggi è l’amore. Voi lo avete abbondantemente esplorato, ma nel vostro lavoro c’è anche tanto altro e un forte contenuto politico e sociale.
Sì, il contenuto politico e sociale c’è. Se poi consideri che come già detto utilizzo il flusso di coscienza come modalità di scrittura, è inevitabile che certi argomenti affiorino, perché fanno parte di ciò che uno inevitabilmente vive sulla propria pelle. A volte cerco di mandare un messaggio senza necessariamente che questo messaggio sia urlato a chi lo ascolta, col rischio che magari venga frainteso…
E qui potremmo citare il testo di Scimmie Urlatrici: “Sentite quell’uomo che urla, sembra che dica delle cose sensate/ Se lo ascolto più piano mi turba, gioca soltanto e rigira frittate“
Proprio così. Quel brano è nato nel momento in cui stava emergendo la scena Trap, nello specifico la sua componente più aggressiva. Avevo la sensazione che si stesse facendo a gara a chi più urlava, a chi più era esplicitamente violento nelle parole, anche magari in maniera fintamente forte. Perciò mi era venuta quest’idea delle scimmie urlatrici, per chiarire che non sempre chi urla di più è colui che comunica meglio un messaggio, anzi.
Si sente molto l’ambiente cittadino in quello che create, sia nei suoni che nelle parole. Se ci fosse uno scenario in grado di descrivere appieno il lavoro dei La Plomb, quale sarebbe?
Potrebbe essere lo scenario di un film noir con un po’ di sfumature ironiche nel mezzo, perché c’è questo mood che è sempre in bilico tra la cazzata e la roba seria. Mi piace tantissimo il contrasto tra il drammatico e il comico.
Ho scelto di parlare dei brani del duo La Plomb pur sapendo che oramai si tratta di un progetto concluso e ho preso questa decisione perché sono fermamente convinta che l’arte non abbia una data di scadenza e che se un progetto è valido lo resta nel tempo. Tuttavia non posso che chiedermi, alla fine di questa bella chiacchierata, se ci sia qualcosa che bolle in pentola anche nel tempo presente…
A livello di duo non c’è niente in pentola per il momento, abbiamo da parte qualche demo ma per ora le dinamiche della vita ci hanno portato a mettere in pausa il progetto.
Io ho invece iniziato un progetto con l’etichetta Uma records, ed è da poco uscito Excalibur, primo singolo prodotto da solista. Rispetto ai lavori del passato, questo progetto è un po’ più personale – senza essere egoriferito, sennò sarebbe una noia mortale. Parto da sensazioni personali, raccontando però comunque ciò che mi circonda e fondendolo con immagini di fantasia. Sarà uno scontro tra il mio reale e il mio immaginario.
(Chiara de Cillis)
Schiavi
Innanzitutto grazie mille dell’opportunità
mi piacerebbe dimostrarle le mie capacità
mi dica pure se per caso ha qualche necessità
può convocarmi anche la notte e mi precipito qua.
Se ha bisogno di un favore personale mi chiami
a sua disposizione sempre nonostante gli orari
faccia quello che vuole di me, mi dica quello che c’è
ordini quello che vuole, tanto uno schiavo cosa è?
Vorrei provare a parlare e a non stare zitto,
ma dopo come pago l’affitto? Io non esisto
E me lo insegnano che: sono sconfitto
ma è meglio rassegnato che restare senza vitto.
Tanto quando muoriamo diventiamo vermi
anticipo le tappe e vivo come un verme
Il cibo nella bocca è tutto quello che mi serve
e se disubbidisco dopo dimmi chi mi regge?
Schiavo dalla mattina alla sera
chissà se qualcuno di voi mi libererà
ho voglia di fare un giro in mongolfiera
e vedere se lassù mi sento libero
L’erba del vicino è sempre quella più verde
perché la taglio io con il mio pollice verde
peccato che per farlo non mi paga mai niente
tra i due indovinate chi è quello che perde.
Mi piacerebbe molto dire di più
ma io non sono Merlino e tu non sei re Artù
Uno schiavo comune discute col boss
se si vedesse in tivù, si romperebbe un tabù e non si può.
Com’è che faccio, io non ti piaccio
sono di impaccio se non ti annaffio l’orto
se non mi impiccio sono tuo figlio
quando non taccio sono un tipaccio.
E allora dimmi come funziona
indossi in testa la tua corona
la dignità di ogni persona finisce quando arrivi tu
con la pistola.
Schiavo dalla mattina alla sera
chissà se qualcuno di voi mi libererà
ho voglia di fare un giro in mongolfiera
e vedere se lassù mi sento libero
tic tic tic tac tac è tempo di cambiarsi le mutande e di cambiare verso
tic tac tic tic tac tac tic è tempo che la tigre esca dal suo recinto
Parole e voce di Antonio ‘Schiano’ Ponee
Musica di Mirko Berkana
Foto di Antonio Cancellieri
Video dei La Plomb