La tramontana può essere calda verso fine estate, un vento meglio noto come «Foehn». Il termine sta a indicare un vento caldo e secco, con spiccate caratteristiche «catabatiche» – ossia discendenti – che si attiva ogni volta che un flusso d’aria, esteso alle varie quote, è costretto a scavalcare una catena montuosa che si trova nella sua traiettoria. Il «Foehn» è un vento frequente in Italia, sia lungo la catena alpina che sulla dorsale appenninica, dove le correnti che rispondono a queste caratteristiche vengono definite «Garbino» – il Foehn degli Appennini.
Giordano divenne iconoclasta all’1.39 del mattino del 13 settembre 2016: il vento cuoceva a 45 milioni di gradi il sonno e le labbra dei ragazzini – i vuoti di bottiglia e due zingare con le gonne larghe rattoppate che parlavano ad alta voce ad un vecchio cellulare modello sunnypeople nerazzurro – un ubriaco dall’addome gonfio, che pareva un bonzo addormentato su di uno scalino tra le spire delle tramontana calda, che aveva ancora addosso la felpa dell’azienda per cui aveva smesso di lavorare da almeno 10 anni.
Genova a metà settembre, con il ritorno degli studenti, tende a riabilitarsi all’ordine pubblico, con qualche ronda della polizia ad ammanettare lo spaccino di zona. Nel mentre, sulle guance di Giordano soffiavano gli ultimi giorni dell’estate cittadina, e attraversava Piazza delle Vigne con l’intenzione di scendere verso il porto. Passando di lì ancora una volta, non poteva sopportare la vista delle sei figure alte almeno tre metri, avvolte nelle loro toghe da dotti, che campeggiavano accostate due a due a partire dall’insegna del tipografo, e a salire proseguendo fino a che lo sguardo di Giordano giungeva alla cima dei palazzi che intingono i tetti nella notte buia. Forse si trattava di notabili genovesi del ‘600 – essendo il palazzo del ‘600, così come riportato dalla targhetta per i turisti.
Le sei figure erano state dipinte in prospettiva e pertanto continuavano da centinaia di anni ad osservare qualsiasi passante, e se ce ne fossero stati di più, sarebbero stati fissati tutti nello stesso tempo. Dunque non fu difficile per Giordano trovare un motivo per diventare iconoclasta. Infatti, i servigi forniti alla città dalle sei figure di notabili genovesi non potevano essere sufficienti ad acquisire un tale diritto centenario – ma visto che a Giordano tale pensiero pareva un po’ troppo “socialista”, s’era messo a riflettere ancora, e alla fine aveva concluso che i sei notabili si erano arrogati scientemente il diritto di campeggiare dai muri sulle teste delle persone. Questo pensiero gli risultava intollerabile.
Continua a leggere…