Su “Crocevia dei punti morti” (Effequ, 2020) di Matteo Grilli.
Recensione a cura di Luca Gringeri
Su “Crocevia dei punti morti” (Effequ, 2020) di Matteo Grilli.
Recensione a cura di Luca Gringeri
Contro la boria poetica di “paesologhi” e recuperatori della ruralità, io sono per lo spopolamento dell’interno, di qualsiasi interno (anche del mio, anche del vostro).
È nostro compito, tanto spiacevole quanto necessario, concedere questa opportunità solo a chi davvero la merita, e sollevare tutti gli altri da un triste destino d’invidia e miseria.
Ho una formica impazzita nella pancia, una scheggia, su e giù da mattina a sera senza darmi pace.
Vorrei fare due passi, mi diceva fumando sul ponte di poppa. Lo diceva ogni volta in cui avvistavamo la costa. La cenere svaniva nella scia della nave e Gustave ripeteva:
Solo due passi.
Per un dibattito sulla letteratura del mondo così come non lo conosciamo
L’acqua è limpida ma Guido non ha ancora intenzione di immergersi. Non vuole bagnare neanche la punta dei piedi, per la verità.
Si è sempre sentito un insetto in piscina.
Lo vedevo penzolare da lontano dall’albero magico come Pinocchio, una sagoma piccola piccola, vedevo Pinocchio nordico biondo e la cosa faceva morire anche me, perché in quel caso per salvarlo ci sarebbe stato da fare qualcosa di magico, un rituale con le rune, oppure chiedere un favore a qualcuno, qualcuno di magico come la Fatina Triste oppure Dio.
Ci sentivamo come se stessimo vivendo all’interno di una lunghissima estate.
C’era qualcuno in casa mia. Strano, sono tre anni che non apro la porta del mio appartamento.