Mucchio

La dittatura perfetta avrà sembianza di democrazia. Una Prigione senza muri nella quale i prigionieri non sogneranno di fuggire. Un sistema di schiavitù  dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitù.
— Aldous Huxley

Gli occhi di Irina si aprono alle prime luci del giorno. L’aria del mattino è tersa, e sotto di lei una montagnetta di piccoli aculei e cicche di sigaretta addolcisce la rudezza del suolo. Tutto attorno, gli alberi e il pallore dei volti dei ragazzi che le stanno a fianco, provati dal caldo e dalla stanchezza, i gazebo in lontananza ancora chiusi.
Fra poco l’arena sarà piena di persone, rimaste in coda dalla sera prima. Tutte cercheranno di guadagnarsi l’ambita prima fila.
Irina viene controllata da capo a piedi. «Per la sua sicurezza e per quella degli altri», dicono, le viene sequestrato un fondotinta e le ordinano di aprire la bottiglietta d’acqua con gli integratori. Potrà riacquistarla all’interno, una volta finita, alla modica cifra di due euro e cinquanta.
A perquisirla sono due donne: una più esile, l’altra più corpulenta, la fronte sudata e le guance cariche di tessuto adiposo. «Cerchi di collaborare», dicono, mentre le palpano le cosce e le natiche. Le aprono lo zaino e la fanno piegare in avanti.  Se avesse nascosto anche un piccolo coltello su per il suo ano, a quest’ora le avrebbe squarciato l’addome. Se avesse fabbricato un minuscolo detonatore all’interno del suo fondotinta, la bomba non sarebbe esplosa. Almeno per oggi, siamo salvi.
«Può andare». La procedura è durata più o meno sessanta secondi.
Subito Irina viene spinta da una forza motrice incontrollabile e non può fare a meno di correre. Prima di farla entrare, le mettono al polso un braccialetto elettronico, esercitando sulla pelle una piccola pressione.

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