Rumore bianco | Lorenzo Foltran

Rumore bianco su schermo, transistor,
radiazione analogica di fondo.
Videoregistratore acceso, nastro.
Bassa definizione, la cassetta
nella televisione ritrasmette
immagini sgranate anni novanta.
Acquerello magnetico e obsoleto,
tecnologia passata nella casa
dove i monitor ora sono tanti
e la memoria salva in digitale
mega e tera su disco di superfluo.

*

La luna brucia sangue tra le fronde
e i pipistrelli bevono planando
sulla piscina tiepida al crepuscolo.
L’incendio cinge come una corona
la montagna ferita dagli sterpi.
L’acqua, la luce elettrica, la fiamma:
sera, il futuro della stirpe umana.
Nella foto, l’immagine spezzata
di figure, di spettri, di fantasmi,
mostri sempre abbronzati e sorridenti.
L’effervescenza deve essere fine,
l’anidride carbonica che sale
dal calice servito di spumante.
Così diventa sfondo il fuoco su Insta.

*

Scorrendo con il pollice lo schermo,
lo smartphone si tramuta in rivoltella.
Un proiettile al rullo del tamburo.
Si punta ad ogni scroll e la scommessa
senza bisogno di sparare è persa.

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