Vipera | Un tentativo di volo che si stacca da tutto

L’EP di debutto di Vipera, progetto di Caterina Dufì con la collaborazione di Niccolò Cruciani (CRU, C+C=Maxigross), ha la rarità di un progetto le cui scelte sono leggibili come conseguenze, seppur di azioni ed influenze lontanissime o non esplicitate, magari persino non coscienti, ma non premeditate. Necessarie.

Difficile da situare in una definizione, Tentativo di Volo (uscito quest’estate per Dischi Sotterranei) è anche un continuous video (diretto in collaborazione con Federico Rizzo) in cui Vipera propone l’immaginario che porta nei suoi live, descritti dal pubblico come veri e propri riti che fanno convergere performance e concerto, spoken word e teatro. Ali di legno, costumi, performer i cui personaggi vengono indicati con nomi come La Parca o La Sibilla, richiami a simbologie sacre e ai miti, un lavoro sul linguaggio che rifiuta la narrazione per immergersi nel dipingere una sensazione più sottile e profonda, che nella consegna delle parole, e non solo in esclusiva a loro, si nasconde strisciando e che va percepita a pelle, a naso, a tatto, shiftando in modo strumentale tra inglese e italiano. L’intento, che fiorisce di brano in brano, è dichiarato già dalla presentazione del progetto: “superare l’esaltazione che la forma-canzone (specialmente italiana) ha tributato alla narrazione, al significato, al “retroscena” del testo. O al vissuto dell’artista. Non è tempo per questo”. È tempo, sembra suggerire, di immagini senza tempo, di risonanze tra pezzo e pezzo, di perdere i paletti di relativismo, di comparazione, di giudizio, per concentrarsi sulla natura specifica sottesa in ogni singola cosa.

È con questa attenzione all’unicità che va letta la proposta sul piano sonoro, nel quale la voce di Caterina si infila con una sincerità disarmante, senza stilemi estetici da canto o recitazione, con la precisione assoluta di una necessità che vada oltre i linguaggi, che vari anche radicalmente di pezzo in pezzo. Una proposta simile è stata raccolta nella maniera più coraggiosa e rispettosa da Cruciani, che ha tessuto assieme a Caterina (e col sassofono di Jacopo Finelli, in “As With Fire”) una mappatura sonora che si sposta tra indie e musica concreta, sintetizzatori precisi e chitarre sguaiate, campionamenti cinematografici, il respiro del silenzio ed un amore vero per ciò che spezza gli standardismi per restituire al suono la sua precisione emotiva: talvolta la pulsazione è assente o subisce uno scarto, le dissonanze emergono d’un tratto, la struttura collassa, l’accuratezza che dovrebbe spettare ad un prodotto da studio sembra mancare, eppure è proprio lì che appare con chiarezza quanto sia in realtà la scelta più accurata, più giusta, la conseguenza più naturale. Parla per enigmi, Vipera, comunica per esempi e con simboli senza rimando, proprio come ad invitare l’ascoltatore a quella ricerca propria degli alchimisti del cercare un significato altro. Perché serve farlo, perché il Tentativo lo si crei assieme: in una selva di rimandi, da Artaud a Battiato, dai Dead Can Dance a Jodorowski, Vipera sembra lasciare tracce per terra in attesa di comprenderle appieno lei stessa, condividendole per dialogare, non per imporre una certezza. Ed in mezzo a questa selva intricata e contraddittoria, vivida, scalciante, non formalizzata, emerge con chiarezza ciò che tra gli elementi ricorre, forma densa e personale, diretta, libera.

IL SABOTAGGIO 


Ci sarà vento domani, oltre alla pioggia probabile.
Continuo a frequentare la paura come in un luogo asciutto e malsicuro
è familiare
“una casa che vivo stretta” poi me ne compiaccio “e ne approfitto per restare.” 
Nemmeno ti conosco e già si addensa il tuo giudizio, come nuvola,
io terra pronta a farsi un acquitrino 
“questo succede perché in te c’è ancora troppa sofferenza, il genio scaturisce da altre foci,
il genio scaturisce non da qui.”
“Io sono il centro del cerchio entro cui tutti i punti, allo stesso modo, convergono. E tu no.” 
“Io sono il colmo del gorgo entro cui tutti i pensieri, allo stesso modo, svaniscono.
Neanche ho il tempo di farti invidia”. 

Tu vedi per come so di cecità ti affianco.

SCRITTO DA CATERINA DUFì E FEDERICO RIZZO
MUSICA E VOCE DI
VIPERA
produzione dischi sotterranei (2021)

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