L’avvicinamento al mondo del poetry slam rappresenta una piccola, traumatica sconfitta personale. Spesso mi capita di rivedere, nelle facce stranite e un po’ deluse sparse per il pubblico allenato alle serate di poesia, la stessa faccia che avevo io quando, appena uscito dal tropico dell’aula studio per una meritata birra, mi trovavo per le prime volte di fronte all’orgiastica ed esplosiva miscela di due tra le cose da cui mi sento più umanamente ed esteticamente distante dell’universo tutto: la rap battle e il talent show. Tutto questo applicato alla cosa che è stata la più tenace e coriacea tra tutte le mie testarde passioni e ricerche: nemmeno a dirlo, la poesia.
Più che un agone, un gran magone. Un minestrone riscaldato e indigeribile. Dopo la fine del piacere del testo e la ricerca del fastidio letterario, il vettore torna indietro raggiante, si fa scherzoso, trendy, gradevolissimo sottofondo di chiacchiera da votare in decimale.
Crolla tutto. Anche qui. Eppure la Storia, per quanto sbriciolata nella modernità e amalgamata ed emulsionata dalla manona capitalistica, qualche sostegno ce lo dà, oh noi delusi.
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Poetrification: urbanesimo e nuova poesia
Dal 3 al 5 maggio 2019 si è svolta a Torino, nel quartiere di Barriera di Milano, la prima edizione del festival su nuova poesia e urbanismo dal titolo Poetrification_Urbanismo inverso. A un mese di distanza dalla sua chiusura, apriamo il dibattito sugli argomenti trattati pubblicando la trascrizione della conferenza di apertura a cura di Davide Galipò e Francesco Terzago.