Poema pornografico d’amore (2 di 2) | Francesco Salmeri

 

 

“Non ho alcuna voglia di andare domani al negozio. Il lavoro è una merda”.
“E cosa vorresti fare, se no? C’è qualcos’altro che vorresti fare?”.
“No, lo sai che non è questo… Non so”.
“Sei stanca? Vuoi che ti faccia un massaggio quando torniamo a casa?”.
“Forse. Perché no? Non mi dispiacerebbe. Sono sempre stanca, sai, amore?”.
“Lo so, amore, sei sempre stanca. Cosa dovrei fare con mio fratello? Ci tengo molto alla tua opinione e sono molto confuso”.
“Non so che dirti. Ma tu riesci sempre a cavartela e lui ha letteralmente un’adorazione nei tuoi confronti. Farebbe tutto ciò che gli dici”.
“Forse prima, ma adesso non ci sta più con la testa. E frequenta brutta gente. Temo che si sia messo a spacciare. Devo trovargli un lavoro”.
“Ma se a malapena ce l’hai tu. Magari Giacomo ti può dare una mano…”
“Sì, hai ragione. Lui ha molti contatti”.
“Ire?”.
“Sì”.
“Ti amo”.

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Poema pornografico d’amore (1 di 2) | Francesco Salmeri

A Roberto Bolaño

In quel risto-kebab di Torino, nel barocco pulito e decisamente piemontese di via Milano, è raro che l´omone olivastro molto simile a una coscia di pollo rivolga la parola a chicchessia: pare sempre immerso in un intenso dialogo con se stesso e il suo silenzio prende facilmente le sembianze di una profondità senza fondo. Le sue mani cicciotte – perfette per un gastronomo o un gastrologo –  e anche affusolate. Particolare combinazione di caratteri digitali che solo i kebabbari possono permettersi. Tutte queste osservazioni (tra cui, in ordine di probabilità: la musica pop orientale, alcune copie del Corano mal tradotte in libera consultazione, l’assenza triste per noi cattolici di alcolici) e molte altre ancora che gli acuti osservatori cui mi rivolgo probabilmente non mancheranno di notare.
Dopo aver di certo osservato – come noi tutti d’altronde – si sedettero e ordinarono.
I soggetti sono una ragazza e un ragazzo. Una commessa e l’altro articolista di un giornale locale. Non scrive male e ha simpatie di sinistra. Vengono spesso a mangiare qui, soprattutto il martedì sera, e vivono in un monolocale in Borgo Dora. Alcune di queste sere, ho avuto modo di incontrarli e di penetrare, grazie alle mie mirabili doti di narratore, il contenuto psichico e mnestico che le loro espressioni facciali mi rivelavano. C’è da aggiungere che ho talvolta origliato le loro discussioni, per lo più patinate e mai accalorate.
Io invece sono un uomo solo. Origlio le coppie nei risto-kebab e ci scrivo, essendo un giornalista a mia volta.

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