Chimere interiori e sogni tra i mondi | La retrospettiva sul cinema di Alice Rohrwacher

Ho incontrato Noemi due anni fa, sedeva al Circolo dei lettori di Torino. Mi raccontava di voler fare un film sul caffè Dodicesimo Arrondissement di Parigi, su un allievo di Jodorowsy. Era vestita elegante e sorrideva sia con gli occhi che con le labbra, mi faceva un sacco di domande e da allora siamo diventate amiche. Perciò ho deciso di sfruttare la sua permanenza parigina per andare ad incontrare Alice Rohrwacher e il suo «Rêver entre le mondes», la retrospettiva a lei dedicata al Centre Pompidou. Ho pensato che questa fosse l’occasione per approfondire il suo cinema con uno sguardo particolare e una sensibilità che ci portasse in un luogo speciale.

Noemi Salonia è un’autrice di documentari, collabora con la radio France Culture e lavora come filmaker in terra straniera. Pur sentendo la malinconia dell’Italia, questa distanza l’ha aiutata a capirne meglio la bellezza, desiderarne la luce pur non potendone godere a pieno a causa della precarietà, dei malfunzionamenti sociali e politici che non le permettono di tornarci.

Riproduzione del “Bar Luna” al Centre Pompidou di Parigi

Alla retrospettiva sul cinema di Alice Rohrwacher che ha luogo al Centre Pompidou, si accompagna un’esposizione intitolata “Bar Luna”. Si tratta di uno spazio all’interno del museo che riproduce l’ambiente di un bar all’aperto, in una piazza. Ci sono le sedie, i tavolini, il biliardino, la cabina telefonica e dietro la tenda un percorso espositivo fatto di suoni e immagini. Quel bar è la porta d’ingresso di un viaggio interiore. Alice ha raccontato che è lì, nel bar della sua infanzia, che ha origliato i discorsi dei tombaroli che hanno ispirato la storia del suo ultimo film, La Chimera (Tempesta/Rai Cinema, 2023).

Scena da “La Chimera” (Tempesta/Rai Cinema, 2023)

L’anno scorso usciva nelle sale Le Pupille, una favola di Natale in cui, immaginando i destini intrecciati in un collegio, l’avvicinarsi delle feste nei pensieri e nei gesti delle piccole orfanelle rimaste sole con quattro suore, durante un tempo di carestia e di guerra, Alice Rorhwacher ha realizzato un film sui desideri puri e su quelli interessati, sulla libertà e sulla devozione, sull’anarchia che può fiorire nella mente di ognuno all’interno di una rigida istituzione. Le bambine obbedienti non possono muoversi, ma le loro pupille possono ballare la danza scatenata della libertà, il cambio di frequenze su una radio che dai bollettini di guerra si sposta su Baciami piccina di Alberto Rabagliati e le bimbe iniziano a ballare e cantare, mentre la suora le interrompe bruscamente, minacciando di pulire con il sapone quelle lingue “impossessate dal demonio”. Per lasciarci ancora una volta liberi e divertiti: un sano inno alla disobbedienza.

Le Pupille, il corto di Alice Rohrwacher candidato all'Oscar 2023. FOTO |  Sky TG24

Alla retrospettiva hanno proiettato anche i suoi primi film, Quattro strade e Futura, il bellissimo documentario girato con Pietro Marcello e Francesco Munzi. Alice ha cominciato girando documentari, ma ha spesso dichiarato di non sentirsi a proprio agio a filmare la vita degli altri. Anche il suo primo film di finzione, Corpo celeste, era in origine un film documentario. È stato il suo produttore a insistere affinché lei lo scrivesse e lo girasse e ha avuto ragione.

Un altro aspetto che colpisce della retrospettiva a lei dedicata è la presenza del pubblico: in una delle sale del Pompidou che conta circa 300 posti, in una sera i biglietti venduti sono stati 250.

Durante la sua masterclass al Centre Pompidou, ciò che ha colpito Noemi è stata l’intelligenza e il garbo di una donna che parla di radici, per ricordare ai suoi allievi che queste non devono essere un argomento utile a dividerci gli uni dagli altri; al contrario, come dice Alice, è come la rete di un circo, che ci protegge e sostiene e che è lì per salvarci la vita.

Frame da “Futura” (Cinecittà Luce, 2021)

Sembra che l’Italia abbia bisogno della Francia per riconoscere il valore di un artista e della sua opera, sia essa legata al cinema o all’editoria o ad altri campi del sapere. Ad esempio, in questi giorni in molti in Italia lamentano la scarsa distribuzione dell’ultimo film di Alice Rohrwacher con Josh ‘O Connor, La Chimera. In molti volevano vederlo e non ne avranno l’occasione, la distribuzione del film è insufficiente. Lo stesso vale per l’ultimo film di Emma Dante, Misericordia.

Per quanto riguarda La Chimera, il film è presente a Parigi in almeno dodici sale. Questo è un altro esempio che può darci un’idea della differenza fra i due paesi. In generale, l’italia non difende i suoi autori, né il loro relativo o potenziale pubblico, che eppure esiste.

Alice Rohrwacher desidera che i suoi film creino un universo immaginifico di fronte al quale il pubblico sappia di assistere ad una storia. Il fatto che sia poco interessata a fare un cinema che poggi su meccanismi di immedesimazione è l’aspetto più interessante.

La realtà stessa è imperniata di magia. Sono magici gli incontri, sono magiche le sincronicità, sono magici i fiori che non appassiscono semplicemente perché li amiamo e sappiamo dialogarci. La vita spesso è guidata da segni molto precisi che avvengono in risposta ad un dialogo segreto che intratteniamo con l’invisibile. Chi fa come Noemi, sa di cosa parla. Generalmente sono gli animi degli artisti che colgono questo tipo di cose, anche se tutti abbiamo un potere intuitivo e tutti abbiamo un qualche potere magico che riguarda questa capacità di dialogo con l’invisibile.

Frame da “Corpo Celeste” (Tempesta/Rai Cinema, 2011)

Il realismo magico a cui si fa riferimento quando si parla del cinema di Alice Rohrwacher è fatto di piccole epifanie e rivelazioni, di immagini forti come un Crocifisso che galleggia e  di una mano che lo accarezza mentre il mondo degli adulti fa a pugni con il senso di una vera ricerca spirituale.

In conclusione, la retrospettiva al Centre Pompidou ha offerto uno sguardo privilegiato sulla reazione del pubblico, testimoniando l’affetto e l’interesse suscitati dalle opere di Alice Rohrwacher. E forse, come suggerisce il titolo di questa avventura, La Chimera potrà essere la chiave per aprire le porte di un mondo magico, dove il cinema diventa un ponte di comprensione e connessione tra culture e animi affini. Speriamo presto che il mondo di Alice, con le sue favole postmoderne, possa avere tutto il pubblico che merita.

Fotografie di Noemi Salonia

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