La donna è un oggetto. Non gliel’ha mai detto nessuno, ma lei se lo sente dentro. Quelle centinaia di mani che sono affondate nella sua pelle gliel’hanno tatuato fin dentro le ossa.
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Strani soli | Un tuffo dove l’apocalisse è più flou
Recensione di "Strani soli" di F. Cane Barca (Zona42, 2021)
Adesso prendi il viola | Giovanna Cinieri
Come un buco nero che piega la luce, e di quella restituisce solo echi, Maria ha il sentore di riuscire a fare altrettanto con le cose della vita, risucchiarle e farle finire altrove, e di arrivare finanche al piegamento dei campi magnetici quando al posto di avere Livio, avvicina a sé altri uomini, per il solo desiderio di congiungersi con loro, e terminare quel processo che inizia quando crea.
Classifica di qualità dei migliori racconti del 2021
Classifica dei migliori racconti del 2021 a cura di Neutopia Magazine
Facciamo a pezzi | Bruna Cerasa
Come fai a non odiare la pelle? Mi domandò. Valgono la pena, le tue mani sulle costole. La vita consuma le mie anche portando via sempre qualcosa. L’amore, poi, nei corpi scompare.
Sensibilità | Simone Perri
In quel deserto, in cui tutto il fragore della città pareva una carezza votata a lenire le crisi dei cristi perduti nelle trappole del proprio cervello – senza essere in grado di uscirne – ragione e coscienza sparivano. Si perse il senso d’identità, genere e razza, sciogliendosi tra canali del corpo, iniziando a espellersi come spora batterica, perdendo densità, definizione, linearità e confine.
La lunga strada di cemento | F. Cane Barca
E poi finisce improvvisa la nebbia e lei mi afferra, finisce la galleria in una notte stellata. Lei mi ha preso. Afferrato prima di finire giù. Mi ha catturato prima, a bordo di in un dirupo la cui fine è invisibile. La nebbia a farci vedere la fine della lunga strada frantumata. Tagliata. Una gran vallata davanti a noi. Il vuoto. I monti bellissimi attorno.
𝐼𝑙 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑜 𝑢𝑡𝑜𝑝𝑖𝑐𝑜
Molto spesso, immaginiamo il corpo come l’eterotopia per eccellenza: il luogo – cioè – prediletto e al contempo il confine dell’essere umano, il nostro “qui e ora”; limite invalicabile e immenso, non lascia spazio ad altro che non siano i bisogni puramente fisiologici, in una netta distinzione tra corpo e mente, com’è tradizione in Occidente, come se il nostro corpo dovesse automaticamente negare ogni utopia e viceversa. Se travalichiamo questa separazione, però, scopriamo che il corpo potrebbe essere, dal punto di vista non solo strettamente biologico ma anche filosofico, il tramite per un altrove. Ed ecco allora che, per essere utopia, basta avere un corpo.
Cristina | Luca Cristiano
In questo mondo si entra dal computer. Meglio se da un computer protetto da una password. Non usava il suo vero nome, in chat, perché così era sicura di essere contattata da persone vere, che non le chiedevano di cantare, ma di mettersi in bocca una pallina di gomma, restare stesa sulla pancia con il solo permesso di piangere, legata a un tavolo di legno robusto.
Soma TA | Aminata Sow
Anna spesso si era chiesta come si fosse sentita quando, una mattina di novembre, il postino le aveva infilato nella buca delle lettere una busta contenente la foto di una vulva. Aveva forse pensato a uno scherzo di cattivo gusto? Un errore delle poste? Un messaggio minatorio? Una molestia?