Bianca diventa un aggettivo | Le «esplosioni tascabili» di Barbara Giuliani

C’è una frase che mi rimarrà sempre impressa nel film Bianca di Nanni Moretti, quando Michele Apicella fa il suo monologo sulle scarpe, subito prima di confessare di essere lui l’assassino. Così facendo, vi sto indirettamente spoilerando il finale, ma dò per scontato che se siete persone che leggono le recensioni ai libri di poesia, allora avrete senz’altro visto Bianca di Nanni Moretti. Come, non lo avete visto? Va be’. Continuiamo così. Facciamoci del male. Ad ogni modo, la frase è: “Perché io mica divento amico del primo che incontro. Io decido di voler bene, scelgo. E quando scelgo, è per sempre.” Questa frase è sempre stata per me una dichiarazione di poetica, quasi una filosofia di vita. Perché? Perché c’è bisogno di un certo grado di ossessione per scrivere poesia e un certo grado di masochismo per leggerla. Ma io non leggo il primo libro di poesie che capita. Io decido di leggerlo, scelgo. Il resto è un “ci aggiorniamo.”

Fare la spesa al carrefour
passeggiando con una tigre mentre il
mondo attorno diventa incendiario,
firmare una polizza vita per sentire di
possederla questa vita, cercare “una
malattia stabile nel tempo” come meta
di una relazione, e come coppia essere
“la spesa del sabato mattina, con i figli
a scuola e gli uffici chiusi”.

Barbara Giuliani, che riesce a trasformare come pochi Bianca da un sostantivo ad un aggettivo, per la sua personalissima ossessione parte da un noi. Dalle lande assolate di Pescara, dove vive e lavora, colleziona un gran numero di elenchi dove l’io è usato pochissimo. La parola io in Bianca di Barbara Giuliani compare solo quattro volte. Le ho contate. Le premesse sono buone.

La tecnica della Giuliani è precisa e implacabile. Non per nulla, collabora a una rivista di preghiere laiche come «Neutopia.» Frastorna il lettore con una serie di nozioni quotidiane per poi sferrare la stoccata finale. A tratti si concede al romanticismo, come a un vezzo neoclassico. Passamanerie per tende scostate. Racconta delle crepe e delle discontinuità – con lucido disincanto – di una relazione. Un sentimento senza sentimentalismo. Non dona all’amore alcuna ancora di salvezza. Lo usa sapientemente, come qualunque altro materiale letterario. Invita a contare con lei il tempo che si frantuma.

il mondo fuori diventa incendiario
ma quella è una molotov e noi
non sappiamo come costruirla
ma abbiamo visto dei filmati su youtube che ci dicono
come fare

C’è molta musica, nella poesia della Giuliani. Tra suoni onomatopeici, citazioni vascobrondiane e dialoghi surreali, riecheggia il suo amore per l’indie rock italiano. E se la musica è l’arte temporale per eccellenza, le sue esplosioni tascabili sono una lunga riflessione su un tempo spezzato. Il nostro. Il resto è un “passami lo zucchero.”

Barbara Giuliani, Bianca
Neo Edizioni, 2022
90 pagine, brossura