Controra | Chiara De Cillis

Uscita dalla doccia, si asciuga alla svelta. Poi, completamente nuda, corre in camera da letto. È eccitata, eccitatissima. Tonino le ha dato finalmente appuntamento alla balera.
Sceglie con cura il vestito da mettere. Quelli nell’armadio li ha cuciti tutti lei: le stoffe a fiori, con grasse margherite bianche o tulipani blu, così come le fantasie geometriche.
Oggi indosserà quello a pois. I pois fanno bene all’amore, come tutte le cose tonde: le pesche, le bocce, le tette.
Non fa in tempo a rivestirsi che piccole gocce di sudore le bagnano l’interno coscia. Le sente scivolare fino alle caviglie mentre indossa un paio di tacchetti bassi, ché sennò non riesce bene a frenare.
Si guarda di sfuggita allo specchio, decreta di essere pronta, e si avvia verso la macchina sfidando la calura insopportabile della controra.

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Villa Capriglio | Davide Bava

Mancava un’ora alle prime luci del mattino e dopo aver bevuto l’ultimo tè al pizza-kebab di Bibo, finivo il turno con il mio collega più giovane, Enrico. Riparcheggiammo la volante in Strada Traforo del Pino, per continuare il posto di blocco, questa volta però vicino ad un vecchio edificio derelitto, Villa Capriglio. Il mio collega si era appena addormentato, io fumavo fuori dall’auto.
«Mancano molti anni al pensionamento», pensavo, «e all’unica fortuna che ho: quella di essere armato». Potevo farla finita da un momento all’altro.
Sul lato opposto, dove finiva il curvone d’asfalto, stava arrivando verso di me, a ritmo lento, una processione di persone vestite di un nero funesto. Erano più di 30, il capobanda aveva una benda rossa sugli occhi, io rimasi impalato, perplesso, a fissarli con la paura che mi stava lussando i ginocchi dal tremore.

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