Ci hanno insegnato a non temere il nulla che governa le nostre esistenze. La mancanza di senso tra una parola e quella successiva, il trauma della pagina bianca. Le parole ‘violenza’, ‘guerra’, ‘amore’, ancora prima di significare qualcosa, sono suoni articolati che nella nostra mente riproducono determinate immagini delle cose e delle sensazioni che abitano il mondo. Infatti, siamo alla costante ricerca dell’esatta correlazione semantica tra parola e sua immagine evocata.
C’è una generica tendenza, nell’immaginario occidentale contemporaneo, di totale pessimismo e conseguente conservatorismo che io trovo – oltre che limitante – di una spocchia francamente insopportabile: l’abitudine eurocentrica e tipicamente nostrana a considerare il mondo esterno come qualcosa di finito, sepolto, non più capace di suggerirci alcunché di sensibile e degno di nota.Continua a leggere…
Perché non siamo “farmacie dell’anima”
Nell’attesa che la situazione non ritorni alla normalità – perché quella normalità era il problema – noi piccoli editori, riviste e librai indipendenti vogliamo pensare a metodi alternativi per continuare a fare cultura in questo momento complicato.
