Il ragazzo sulla sedia a rotelle, lo vedi? Quello. Lo usiamo come ariete.
Tecnicamente il ragazzo siede su una carrozzina elettrica ad alta complessità oppure carrozzina elettronica multifunzione motorizzata, ho studiato. Osserva le scarpe che indossa, non hanno una storia. Le mie scarpe, le vedi? Le mie scarpe hanno una storia e una strada. Le mie scarpe hanno calciato la Celere. Le Converse del ragazzo, qui, non hanno alcuna storia, nessuna strada. Sono nate in una fabbrica di Mirafiori, hanno vegetato (d’altronde custodiscono lo stesso destino del ragazzo, che sta vegetando sulla carrozzina elettrica ad alta complessità che lo accoglie) all’interno di una scatola (da scarpe) e vivranno, per sempre giovani, ai piedi dell’individuo che le ha acquistate (il ragazzo o più probabilmente chi per lui). Sono intonse. Come quando sono state indossate per la prima volta. Lacci perfettamente bianchi, tessuto incredibilmente acquamarina, suola integra, immacolata, che non ha mai poggiato, mai, sull’asfalto, sull’erba di un campo, sulla sabbia di una spiaggia, il pavimento di un centro commerciale, di un bar, un cinema, un brefotrofio, un bagno pubblico, su di una superficie differente da quella presente nell’appartamento che il ragazzo abita. Sai perché? Perché il ragazzo non cammina e non camminerà mai. Quelle scarpe saranno per sempre nuove, capisci? Anche se lui continuerà a indossarle (nonostante sia più probabile che qualcuno le indosserà a lui) le Converse All Star acquamarina del ragazzo non conosceranno mai, mai, l’usura. Nuove per sempre. Come bambini morti in culla.
Anche per questo, il ragazzo merita di essere usato come ariete.
Hai idea di quanto pesi quella carrozzina? Lo so io. Gliel’ho chiesto a ChatGPT. Seguimi, la vedi quella grossa scatola nera appesa sotto la seduta? In realtà sono due scatole. Sono due batterie al litio maggiorate da quattordici chili l’una. Servono a far muovere tutto l’accrocchino per portare in giro lo spastico (il ragazzo). Mettici tutto il sistema posturale (la bascula, il poggiatesta, il sollevatore e il supporto per il tronco, lì dietro) tutta quella roba aumenta ancora il peso e non di poco. Fai che, si capisce senza che vado a metterci la mano, la carrozzina è in acciaio (perché quello, mi cascasse una palla, non è alluminio), poi c’è tutta la plastica, la gomma, le ruote. Insomma, è un mostro da quasi due quintali. Tra i centosessanta e i centottanta chili. Mettiamo che il ragazzo pesa, quanto, fammi pensare, trentacinque, trentasei chili? Massimo trentasette. Abbiamo un ariete da almeno, magari di più eh, trecento chili. Tre quintali, capisci?
Lo usiamo, quant’è vera la madonna.
Te lo leggo negli occhi, ora tu stai pensando a come lo usiamo. Lo so io. Non gliel’ho chiesto a ChatGPT. Tutta roba mia. L’ho frullata qui dentro per giorni, non ci ho dormito. Allora. Intanto bisogna rapirlo. Ce lo dobbiamo portare via. Indovina? Tu hai il furgone, no? Eccolo lì come lo portiamo via. Poi la ragioniamo bene io e te senza dirlo agli altri. Gli facciamo una sorpresa e glielo portiamo dentro, tipo tadaaaaaa, abbiamo trovato l’ariete. Anzi, sai cosa? Lo impacchettiamo. Lo mettiamo in una scatola gigante, col fiocco e tutto il resto. Va bene, basta cazzate. Questa cosa dobbiamo farla bene perché ne va di noi, di questa città.
Il capitalismo ci sta trascinando legati mani e piedi sull’asfalto di un progresso che appartiene solo a chi sta in alto, mai in basso, e io mi sto scorticando, rischio di arrivare alla fine con addosso solo le ossa. Una cosa del genere.
Tu pensi che quelli che hanno fatto quello che hanno fatto con Moro, avevano i ripensamenti come tu li stai avendo davanti allo spastico, adesso? Tu pensi che, mettiamo, ci fosse stato uno spastico davanti a Moro, con la carrozzina e tutto, quando l’hanno rapito, non facevano fuori lo spastico? Va bene che le carrozzine di allora non pesavano un diocristo come queste supertecnologiche di oggi. Lo avrebbero eliminato subito, lì dove stava, senza pensarci, e poi avrebbero preso Moro. Perché è giusto così. Non ho più la pelle addosso, guardami. Ci stanno portando via tutto. Sono solo con le ossa. Ci stanno trascinando.
Questa cosa la dobbiamo fare con i mezzi che abbiamo. Per entrare serve un ariete. Ecco l’ariete.
Insomma, lo portiamo via con il tuo furgone, lo facciamo vedere agli altri e poi io gli modifico la carrozzina. Gli faccio un lavoretto che gli tolgo i blocchi. Se mi gira la smarmitto e ci metto sotto anche una Polini. Scherzo. Allora, quelle bestie non sono fatte per correre, ma a noi non interessa che corra, giusto? A noi interessa che sfondi tutto. Che poi, aspetta, sto ancora pensando alla cosa di Moro: tu hai capito cosa stiamo facendo qui? La rivoluzione stiamo facendo. Ma non la rivoluzione che dicono loro e nemmeno quella che dicevano le BR. Noi stiamo facendo una rivoluzione più grossa. Quindi, ‘fanculo Moro, le brigate, le stragi che comunque c’era sempre di mezzo qualche pezzo grosso e poi tutto andava a frullarsi con il Vaticano, la mafia, Cuba e stocazzo. Noi qui, dammi la mano, qua, noi qui stiamo cambiando il mondo e lo stiamo trasformando in una giungla. È questo, lo senti? Questo è il futuro. Il cuore della giungla che abiteremo. Ti dico: gli faccio un lavoro da meccanico, alla carrozzina, che diventa un tank che va minimo minimo almeno a trenta all’ora, di più è da folli. Ma se mi dai un mese in più te lo faccio arrivare pure a quaranta cinquanta. Un missile. Un meteorite. Sfonda tutto. Ma non abbiamo un mese in più. Trenta va bene.
Il ragazzo (lo spastico). Quello è il nostro martire. Certo che lo lasciamo sopra, altrimenti che gusto c’è. Moro è stato un martire. King è stato un martire. Pasolini, un martire. Saviano, un coglione. Il generale Kurtz, lui è stato il vero martire. Il nostro martire. Immagina, seguimi bene che adesso tiro fuori il braccio dal cilindro: un ritardato, minorato, diversamente abile, chiamalo come vuoi, uno degli ultimi, il rifiuto della società contemporanea, inservibile (non al capitalismo, al capitalismo serve tutto) il bambino fallato della società civile occidentale che non viene buttato giù dalla rupe per pietas, in sella alla sua carrozzina elettrica turbo, entra a cannone nel Parlamento Europeo con addosso due buste del Carrefour piene di TNT.
Siamo la nuova Primavera Araba, amico mio. La giungla non ha regole. Andiamo a prenderci il nostro ariete.
Illustrazione di David Plunkert
Inverno Pluto è un collettivo fondato da quattro autrici e autori: Aprilia, Toledo, Sansalvario e Alaska. Ha pubblicato racconti su Topsy Krett e Clean. Il loro primo romanzo uscirà a inizio 2026.
