L’esplosione tra jazz e hip hop | Studio Murena

La proposta dell’ultimo album dei Studio Murena, formazione a cavallo tra il jazz contemporaneo, l’hip-hop e la musica elettronica, prende una piega (anche) spoken con l’ultimo rimpolparsi della sua formazione: raggiunti i sei elementi, infatti, a fianco dei synth di Matteo Castiglioni e del basso di Maurizio Gazzola, alle chitarre di Amedeo Nan e alla batteria di Marco Falcon, all’elettronica di Giovanni Ferrazzi ed alle incursioni dei fiati di Riccardo Sala in alcuni dei loro pezzi, compare la presenza di Lorenzo Carminati a.k.a Carma, MC dell’hinterland milanese che, unendosi ad un progetto musicale che già in nuce raccoglieva una spiccata propensione alla sperimentazione e una profonda capacità e conoscenza tecnica, ha messo le sue liriche al servizio di un universo sonoro ricchissimo, profondamente radicato nel contemporaneo e dalla forte portata immaginifica. Abbiamo deciso di intervistare la band per poter scavare più in profondità il mondo dietro a Studio Murena, il loro primo album in formazione completa, uscito a febbraio per Costello’s Records.

Ragazzi, voi sei vi siete incontrati tra jam, conservatori e progetti musicali passati: come avete deciso di unire le vostre forze per costruire un progetto assieme, soprattutto considerando i vostri background musicali che, per quanto eclettici ed aperti, hanno comunque le loro radici in terreni differenti? In che modo lavorate per rendere il vostro suono così unitario, ed il messaggio della penna di Carma così aderente al vostro immaginario sonoro?

Sin dagli inizi, quando tre di noi hanno deciso di intraprendere un progetto chiamato Studio Murena, il motore principale è stato il bisogno di creare un suono che ci rappresentasse, che in qualche modo si allontanasse da tutto quello che avevamo intorno e contemporaneamente riuscisse a riassumere il nostro background con le sue molteplici influenze. La magia è avvenuta una volta giunti alla formazione attuale, quando ci siamo resi conto che ognuno di noi, con il proprio background e con la propria identità, si poteva facilmente incastrare con gli altri senza perdere il personale gusto musicale che lo contraddistingueva ma anzi arricchendo quello degli altri. La nostra forza è proprio questa, e la modalità con cui componiamo lo conferma: spesso partiamo con un’idea del singolo (una barra, un groove, una melodia, un’armonia, un sample) per poi implementarla in un meccanismo creativo che coinvolge tutti i componenti del gruppo su livelli diversi, così che ognuno possa arrivare in qualche modo a rendere suo quel brano.

Il vostro sound ha profonde influenze UK jazz e richiama a quel terreno ora sempre più esplorato che è quella terra di mezzo tra jazz, musica elettronica, soul, hip-hop e funk che è rappresentato nel mainstream da musicisti come Jacob Collier, Thundercat, gli Hiatus Kaiyote e moltissimi altri. Quanto l’aver imparato a suonare in un contesto formale come il conservatorio vi ha influenzato nell’approccio ai vostri strumenti, sia in positivo che in negativo, nell’ottica di produrre qualcosa di vostro?

Sicuramente studiare in conservatorio ci ha dato delle solide basi su cui sviluppare le nostre idee, dall’altra parte non bisogna mai perdere il contatto con l’esterno: è facile rimanere chiusi dentro le regole imposte dai grandi del passato e dimenticarsi dell’epoca in cui si sta vivendo. Il jazz, per definizione, è il genere che maggiormente beneficia dall’unione di diversi stili musicali, per quello che ci riguarda siamo sempre stati attenti alle nuove scene che stavano prendendo piede e senza dubbio quella UK jazz è una di quelle che prendiamo maggiormente come riferimento adattandola ai nostri studi e personalità, cercando così di creare il suono Studio Murena.

Carma, lo scrivere per un progetto come Studio Murena è una sfida non scontata per un MC e tu l’hai saputa superare meravigliosamente, fondendoti nelle loro atmosfere e cavalcando anche strumentali che ritmicamente superano i classici 4/4 del boom-bap o i terzinati della trap toccando poliritmie e tempi dispari. In che modo interagisci col resto del gruppo? Come prendono forma i tuoi testi, e cosa vuoi esprimere?

Oggettivamente non c’è un vero e proprio tracciato tematico per quello che riguarda i testi, quello che cerco di fare è mescolarmi al suono delle strumentali nel modo più genuino possibile e per questo mi sono trovato a scrivere più o meno in, e di, ogni situazione. Studio Murena richiede dedizione e molta ricerca tecnica ma si parla di lavoro di gruppo: poliritmie e trick affini sono frutto di tre anni passati in cantina a suonare e a passarci vibre, musicali e non. Alla fine possiamo dirci di aver intrapreso un percorso di contaminazione reciproca incredibile e prezioso.

Il vostro ultimo album, il self-titled Studio Murena, ha come traccia d’apertura un brano intitolato “«” che fa il paio col brano di chiusura, “»”, quasi a sottintendere un racconto unitario che unisca l’intero progetto. Cosa racconta, questo disco?

Esattamente, l’idea è proprio quella di creare un racconto unico costituito dai singoli brani del disco. L’idea non è però quella di formare un discorso narrativo, ma puramente sonoro. I brani « e » rappresentano due modalità precise con le quali lavoriamo alla produzione dei nostri brani e che si legano in modo particolare alle tecniche di produzione e composizione nella musica hip-hop e jazz. Nel primo brano del disco infatti abbiamo registrato una jam in sala di registrazione e poi siamo andati a ritagliare e post-produrre, quindi a ricampionare noi stessi, mentre nell’ultimo brano del disco il processo è stato inverso, è partito da alcuni campionamenti di Giovanni sui quali abbiamo improvvisato delle sezioni strumentali. Queste tecniche e pratiche vengono usate ampiamente anche nella musica strumentale jazz contemporanea, basti pensare ai tanti album di Makaya McCraven, tra i tanti, che sono stati proprio creati partendo da registrazioni live successivamente post-prodotte e ricampionate per poi essere ricomposte in sala di registrazione. Il nostro disco è legato a queste pratiche storiche e nei diversi brani si sentono chiaramente anche tutte le altre influenze musicali che fanno parte di noi che ci hanno portato alla costruzione di questo viaggio sonoro.

Le atmosfere di Studio Murena, in quaranta minuti d’album, riescono a spostarsi su molte nuance differenti, alternando la presenza della penna di Carma a sezioni strumentali, racconti intimi con uno storytelling più ampio, dettagliato e distaccato. Doveste proporvi all’ascolto con una sola vostra traccia, quale scegliereste? E perché?

Probabilmente sceglieremmo Long John Silver, l’ultimo singolo che abbiamo pubblicato prima dell’uscita dell’album vero e proprio. È un brano che racconta tanto del nostro suono e delle liriche di Carma, in particolare il pezzo si trasforma rapidamente nelle diverse sezioni, mutando da atmosfere più astratte e ambient a momenti boom-bap hip-hop, sino al breakbeat e alla narrazione/spoken word conscious. È anche un brano che si lega alla nostra città e ai luoghi che attraversiamo e che viviamo giornalmente, ed è anche uno degli ultimi brani che abbiamo scritto e da cui siamo partiti per la creazione del prossimo lavoro: per sapere quando uscirà, stay tuned!

LONG JOHN SILVER

Da tempo è più difficile parlarti
vedevo chiaro ma con le orbite degli altri
ora mi chiedi tanto perché tanto posso darti:
calcinacci in faccia a volti bianchi e figli nati stanchi
fumo cardi, non vado in para a farli
la malinconia è caligine e sta all’iride adattarsi
è solo un folle mondo infame come tanti
leggo teste e vedo scalpi
e indosso ho piume d’avvoltoio e denti di sciacalli

Gira una brolla poi gioca ad anticiparmi
il tetto crolla sto in bolla con pesi maxi
nel cervello c’ho una gobba mi tocca addomesticarmi
con la paranoia in spalla e la voglia di sterminarvi

È la verità
te la senti di sentirla oppure scazzi pure qua?
tu come cristo fai pietà
io se ho sempre dato il peggio è solo per necessità

Io sono Long John Silver
un altro zero a bordo con la faccia da stronzo e la testa mille
nei polmoni l’aria frigge con il crew faccio le cinque
finché poi non torno a casa e al cesso sbocco le tonsille
Il nome è Long John Silver
un altro zero a bordo con la faccia da stronzo e la testa mille
nei polmoni l’aria frigge con il crew faccio le cinque
finchè poi non torno a casa e al cesso sbocco le tonsille

E mi ritrovo ancora sulle stesse cose
con la faccia rossa tipo Serse Cosmi
noi cosmicamente stiamo agli antipodi
ma i fili di ricordi che porti ci rendon simili
ma c’imiti? fake, respiro i brividi dei miei
per sti sghei frolliamo percorsi ripidi
se a un cristiano levi tutti non distingui più
il pensiero suo dagli altri per quanto siano dissimili

Bah, dirò la verità
la vita è una puttana e solo a me non me la dà
tu come coso fai pietà
io se ho sempre dato il peggio è solo per necessità

Io sono Long John Silver
un altro zero a bordo con la faccia da stronzo e la testa mille
nei polmoni l’aria frigge con il crew faccio le cinque
finché poi non torno a casa e al cesso sbocco le tonsille
Il nome è Long John Silver
un altro zero a bordo con la faccia da stronzo e la testa mille
nei polmoni l’aria frigge con il crew faccio le cinque
finché poi non torno a casa e al cesso sbocco le tonsille

Studio Murena © 2021 Costello’s Records
All lyrics by Lorenzo Carminati
Matteo Castiglioni – Electric Piano, Synth
Marco Falcon – Drums
Giovanni Ferrazzi – Electronics
Maurizio Gazzola – Bass
Amedeo Nan – Guitar
Artwork : Federico Protti

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