Posted on 16/01/2018

 

Per un periodo ho tenuto una pistola, perché mi sembrava, alla fine, giusto. Poi succede quello che succede ai più: inizi a innamorarti di suoni che non hai mai sentito in vita tua, e ti alleni per giorni a far scattare a vuoto il cane o a far scorrere il carrello mentre prendi la mira, ascoltando il suono sibilante del metallo, come il fischio di un vecchio treno a vapore. Un’immagine di quando eri bambino.
Nel mio caso lo facevo a occhi chiusi, immaginando il suono dello sparo e il suo rimbalzare contro le pareti per ore, dimenticandomi di mangiare, di bere, di pisciare. Tendevo il braccio, individuavo il bersaglio. Un allenamento che mi insegnava a conoscere lo spazio perfetto della mia camera, la distanza tra le pareti, che mi donava la consapevolezza che avrei potuto ammazzare chiunque, nel mio regno, senza nemmeno guardare.

 

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