Posted on 30/03/2018

 

Papà è l’uomo. L’uomo, il lavoro, la ricerca della famiglia.
L’uomo occidentale passa la vita a progettare i perfetti tiranti della propria rete di protezione. L’uomo, l’uomo ha paura dell’abisso.
Papà, l’uomo, che non sapeva dove guardare quando si è reso conto che la rete non sarebbe mai stata in suo controllo, che il mondo non è fatto di fili ma di persone. Papà che non ha capito che le persone si spezzano, si ritirano. Che le persone scappano, per fortuna.
Papà, l’uomo. Non recrimino niente a mamma, niente di niente.
Mamma, la dimostrazione pratica. L’arte della fuga, l’impossibile variabile che sfugge al controllo. Che si dirada.
Dev’essere dura, per papà, ammettere che se solo fosse stato come me, o come mamma, se solo avesse smesso di pretendere, di sperare, di faticare nella ricerca del controllo di cose che mai sono in controllo, avrebbe trovato la soluzione a tutti i suoi problemi. Al problema dell’abisso tutto.
Dopotutto, hanno smesso tutti di interessarsi a lui, dopo che la mamma se n’è andata. Come se avessero intuito che non ci sarebbe stato nulla da chiedere, nessuna novità da aspettarsi. Anche la nonna ha smesso. Lei, che chiedeva sempre ogni cosa, e che non ha mai smesso di sperare il meglio per ciascuno di noi.

 

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