Di noi stessi e di altri mondi | Tutto lascia traccia

In questo 2025 scivolato quasi impunito, ho scoperto di aver lasciato passare inosservato un disco uscito a gennaio, ma siccome tutto lascia traccia, omonimo titolo dell’album che andrò a presentarvi, è arrivato a me prima di chiudere l’anno spoken. 

Pochi follower, poche visualizzazioni, non rendono giustizia a questa band, probabilmente fuori dai radar social e dalle mortali piattaforme musicali, ma non da quelli umani. Il caso fortuito vuole che Pescara, mia città, in questo diventi l’ombelico del mondo, in quanto il pescarese Francesco Longhi, aka Franz Longhi, art director e graphic designer, ha curato insieme a Fabio Copeta, motion designer freelancer, la fanzine in edizione limitata, al cui interno troviamo i testi dei brani e le fotografie che documentano tutte le tracce antropiche che sono state lasciate nel corso degli anni. Un ormai vintage QR code ci permette di scaricare gli audio. Trovo molto romantico, l’aver scelto di stampare i testi, come una sorta di samizdat, rimanere clandestini, autoprodursi, fare quello che si vuole, prescindendo dall’approvazione del pubblico, cosa molto rara di questi tempi. 

Equorea è il loro disco debutto, nel 2018. In quest’epoca in cui siamo destinati alla sovrapproduzione, all’accumulo, allo scarto compulsivo, alle plastiche alternative, ai siliconi acetici per combattere l’acqua, l’elemento in natura che non conosce confini e arriva dove vuole, alle liste del do it, al cercare la versione migliore di noi stessi, incappando in pallidi tentativi terapeutici di non finire sotto benzodiapezine, al riciclare i fondi di caffè per concimare terricci di piantine di basilico morte sui nostri balconi, che diventano barconi all’occorrenza, che diventano il nostro unico spazio verde, i DNSEDAM si prendono invece tutto il tempo che occorre per uscire di nuovo allo scoperto. 

In foto, Di noi stessi e di altri mondi

Nascono in Val Trompia nell’inverno 2015 e sono Mattia Zanotti, chitarra, Thomas Botter, batteria e Marco Guerini alla voce. Volevano suonare post rock, declamare poesie e, per quello che può contare, per me ci sono riusciti. Sono un mix tra i primi Massimo Volume e gli Elettrojoyce, anche loro nel 1996 si erano autoprodotti, ma forse farlo era meno clamoroso rispetto ad oggi.

Copertina dell’album TLT

Pubblicano il 29 gennaio, dopo sette anni, il loro nuovo lavoro TLT, carichi probabilmente di una maturità diversa, non solo sentimentale, ma anche strumentale. Alla batteria questa volta c’è Alessandro Pedretti. Affermano di non voler più scappare, di tornare alle radici della loro provincia, andando così a toccare ognuno di noi, perché provinciali alla fine lo siamo stati tutti almeno una volta nella vita.

L’ascolto è immersivo, l’ascoltatore diventa narratore, il gruppo è fermo, racconta quello che attorno gira, scegliere di fermarsi, di rimanere, scegliere di accettare quello che si è, il luogo in cui si vive, sedersi come spettatore farsi toccare da questa gigante piovra primordiale umana, di questa massa, che come uno slime ci avvolge e lascia su di noi tracce degli altri. 

Ringrazio i DNSEDAM per avermi ricordato cosa voglia dire fare spoken.

Buon ascolto in questo o in un altro mondo, scegliete voi.

Tutto lascia traccia

Il fiume scorreva scorreva
E io che pensavo che stesse rosicchiando il luogo in cui sono cresciuto
Di notte lo ascoltavo. Con il tempo, quel suono è diventato il ritmo del mio cammino.
Che scemo, nemmeno mi ero accorto che tra quei detriti di monti e cielo trasportati sino al mare… c’ero anche io.
Ci ho messo così tanto a fare la pace con te 
È stata una lotta a volte, uno scontro una danza
Ma se ce una cosa di cui ora ho la certezza 
È che sei il sale che su di me ha lasciato traccia 
E il fiume che scorre dentro me e non tocca fondo
Mi ricorda che nonostante la mia fuga e tutto il resto
Appartengo alla foga e alle ferite che mi hai lasciato
Ricucite col sale, ma invisibili al tatto
Guardo dalla spiaggia i cocci della mia vita infranta
e già son nuova onda
che si perde dietro la linea dove curva la terra
Guardo i granelli della mia vita 
Come sabbia
Trasportata
da marea nuova
sento la mia anima così leggera
Ci ho messo così tanto a provare amore per te 
È stata una lotta a volte, uno scontro una danza
Ma se ce una cosa di cui ora ho la certezza 
È che sei il sale che su di me ha lasciato traccia

Video di Mattia Bosio, Elisabetta Lazzerini e Francesco Galaverni

Di noi stessi e altri mondi sono Marco, Mattia, Francesco e Alessandro. Marco alla voce, Francesco alle tastiere, Mattia suona la Chitarra e Alessandro suona la Batteria. I violini sono suonati da Martin Nicastro e le trombe da Luca Sarubbi. Prodotto, registrato e mixato da Francesco. Masterizzato da Riccardo Zamboni.

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