Brucia ancora | L’anno nuovo di GKN e di tutti

Doveva essere l’attesa collettiva dell’ora X, cioè la mezzanotte del 31 dicembre 2023, quando sarebbero scattati i licenziamenti dei lavoratori e delle lavoratrici Gkn, a capodanno; una procedura che non ha avuto la decenza di fermarsi neanche davanti al fango e alla devastazione delle alluvioni dello scorso novembre nella zona di Campi Bisenzio. È stato un evento senza precedenti, che alla pars destruens della lotta contro i licenziamenti illegittimi ha opposto la sua potentissima pars construens, verso un futuro che non sia solamente un «eterno presente senza prospettive».

Manifestazione negli stabilimenti dell’ex GKN a Campi Bisenzio, 31 dicembre 2023

Il 27 dicembre i licenziamenti disposti dal consorzio Qf, che avrebbe dovuto rilanciare il sito industriale, sono stati dichiarati illegittimi, come già quelli comunicati per mail dalla multinazionale Melrose il 9 luglio 2021, quando l’assemblea permanente ha avuto inizio. Un’altra vittoria impossibile da ignorare che, come sottolinea Luciana Castellina dal palco allestito davanti ai cancelli della fabbrica, «segna il riconoscimento di leggi importantissime, perché ci dice che un padrone non può fare quel cazzo che gli pare.» Ed è sempre Castellina a ricordare come una delle peculiarità di questa battaglia sia nel suo essere non solo difensiva, ma anche propositiva.

«Siamo di fronte alla prima grande crisi del capitalismo», dice, ribadendo implicitamente l’importanza di legare il nostro destino di singoli a quello della collettività, il futuro del nostro territorio a quello del mondo. «Dobbiamo impegnarci a pensare cos’è la nostra rivoluzione oggi», prosegue, cioè «come possiamo creare qualcosa che sia un modello di sviluppo del tutto diverso.»

Luciana Castellina

Obbligare la Regione a rilevare la proprietà dello stabilimento, far sì che siano i lavoratori a gestire la fabbrica, e in un’ottica lungimirante, con grande attenzione ai cambiamenti in atto nel mondo e alla necessità di trasformazione di un’azienda – che di per sé non ha più presentato un piano industriale dal 2020 – in un momento storico in cui si rende cruciale il problema della produzione energetica.

Disegno di Volkswriters

Un piano politico nel suo senso più puro, anziché elettoralistico; una reindustrializzazione scritta dal basso per la realizzazione di una fabbrica pubblica e socialmente integrata, con un azionariato popolare che a oggi si aggira oltre i 600.000 euro: questa è la rivoluzione del collettivo di fabbrica Gkn, la lotta di Davide contro Golia.

Il 31 dicembre è stata una «gioiosa barricata», che ha visto cinquemila, forse settemila persone, raccogliersi e ballare davanti a una fabbrica divenuta simbolo della lotta per la giustizia sociale e la transizione ecologica. Lotta allo spreco, con volontari e volontarie che invitavano a iscriversi in anticipo per quantificare il cibo e a conservare i bicchieri. Lotta alla violenza, con un punto di accoglienza e un servizio d’ordine pronto a intervenire in caso di atteggiamenti molesti. Lotta per riprendersi salario, contratti a tempo indeterminato, pensione, diritto al riposo e alla salute. Contro un governo che non abbiamo paura di definire fascista e che tiene «soggiogati in una democrazia formale cinque milioni e ottocentomila poveri assoluti, tre milioni e mezzo di precari, tre milioni di poveri relativi. […] Al menefreghismo fascista a cui il governo condanna la classe operaia» .

Festeggiamenti di Capodanno all’ex GKN, Campi Bisenzio, 31 dicembre 2023

Pochi minuti precedono il conto alla rovescia per il nuovo anno, i militanti stanno aprendo lo spumante. Dario Salvetti ci dice: «noi abbiamo contrapposto la cura di un territorio, di una fabbrica, di una comunità.» La cosa sorprendente è che occupando una fabbrica ci si occupa di quello che il resto del mondo finge di non vedere.

Una cura visibile e percepibile ovunque, dai murali della crew militante Volkswriterz che hanno accolto i visitatori all’arrivo, regalando una finestra d’arte, di colore e di significato sociale a un territorio soffocato dal cemento, industrializzato, alluvionato; alla musica, che per tutta la durata dell’evento, prima e dopo la mezzanotte, si è contrapposta al «rumore di sottofondo della speculazione immobiliare, degli interessi malavitosi, degli appalti, dei subappalti, della logistica, del precariato, dello sfruttamento.»

Foto di Andrea Botti

Sul palco, oltre a musicisti e speaker, si sono avvicendati collettivi universitari da diverse parti d’Italia, a ricordarci che l’università non è e non deve essere un’azienda; il movimento No Tav della val di Susa e rappresentanti sindacali di Si Cobas; e non sono mancati interventi a sostegno della popolazione palestinese, perché il dramma dei licenziamenti rischia di diventare alienante, o quanto meno imbarazzante, davanti all’orrore che si consuma da decenni in Palestina. Ma proprio perché i nostri destini sono interconnessi, «noi abbiamo il compito di tenere insieme relativo e assoluto.» Come ricorda Salvetti: «Se non riusciamo a vincere la lotta per arrivare alla fine del mese, non riusciremo a vincere la lotta contro la fine del mondo.»

Che siate maledetti. Perché in mezzo a quel fango non avete nemmeno avuto la decenza di fermare i licenziamenti illegittimi. Maledetti per quanta sofferenza ancora provocherete. Maledetta la speculazione, la cementificazione, i tagli, il negazionismo climatico. Maledetti perché quando il fango non ci ha vinti, avete continuato a provare a affogarci nella calunnia e nell’indifferenza. Ma la maledizione principale che vi dedichiamo è quella di una comunità ancora in piedi. La maledizione che vi scagliamo contro si chiama fabbrica socialmente integrata, dignità, mutualismo conflittuale, transizione ecologica dal basso.

È anche per il popolo palestinese e per gli oltre duecentomila morti nel conflitto tra Russia e Ucraina, per le due ondate pandemiche e i due record annuali di emissioni di CO2 a causa dei combustibili fossili, per i femminicidi e le morti sul lavoro, e per tutte le altre aziende in crisi che dopo la mezzanotte, accolta dal pogo festante su Zeta reticoli dei Meganoidi, la folla ha sfilato in corteo per le strade di Campi svuotate dall’abituale andirivieni delle attività industriali, davanti ai capannoni spenti, sui cavalcavia accesi dai fumogeni, dai fuochi artificiali e dalle insegne del centro commerciale; davanti ai magazzini di Mondo Convenienza che i lavoratori in sciopero hanno presidiato per 160 giorni sul cemento arroventato dal sole estivo dell’ Antropocene, ottenendo il ritiro dei licenziamenti; davanti ai cancelli delle industrie Leonardo, che forniscono tecnologie militari a Israele.

Corteo in solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici dell’ex GKN, 31 dicembre 2023

Un corteo insolitamente silenzioso, che «conserva di nascosto sempre lo stesso smalto» e ricorda a sé stesso per primo quanto lottare contro lo strapotere dei padroni non sia sufficiente se poi chiudiamo gli occhi davanti alle alleanze omicide che il capitale stringe sul nostro territorio, se non riconosciamo che abbiamo la nostra parte di responsabilità. A questo proposito Salvetti nota che «dobbiamo delle scuse a tutte e tutti coloro che stasera non sono qua, ai colleghi travolti dalla depressione, dalla rassegnazione, dall’idea che essere qua non servisse. Ci scusiamo con loro, perché non siamo stati abbastanza forti ancora per vincere e per proteggervi.»

La vittoria ottenuta è importante, ma è temporanea; gli operai e le operaie di Gkn non ricevono una busta paga dal dicembre 2022 e Qf insiste a mantenere il silenzio sulla questione degli stipendi, presenti e arretrati.

È certo che dopo questo risultato tornerà a logorare e attaccare i lavoratori, con l’obiettivo delle dimissioni per disperazione. La sentenza ha annullato la procedura, ma «senza una re-industrializzazione i licenziamenti ripartiranno, e senza un intervento pubblico non ci sarà re-industrializzazione. Dobbiamo andare a prenderci intervento e pubblico e re-industrializzazione, con la lotta». Senza dimenticare che l’articolo 28 per condotta antisindacale, presentato e vinto da Fiom contro Qf, deriva dallo Statuto dei Lavoratori del 1970. In cinque anni gli operai GKN hanno vinto sei condotte antisindacali in base allo Statuto dei Lavoratori. «L’unica cosa che ancora ci tiene in piedi» conclude Salvetti «è stata partorita dal biennio del ’68-‘69.»

Teniamoci liberi a marzo, dunque, perché quasi certamente si tornerà in piazza; mentre per chi ha voglia di ritrovarsi e confrontarsi è già stata chiamata un’assemblea di supporto giovedì 11 gennaio alle ore 20:30, che per la prima ora assumerà la forma di una plenaria; mentre di particolare interesse in questa sede è la conferma del Festival di Letteratura Working Class, organizzato dal Collettivo di Fabbrica e dalla casa editrice Alegre, che alla prima edizione nel 2022 ha coinvolto 3.500 persone decise a ricordarsi e a ricordarci l’importanza di scrivere in prima persona la nostra storia, la storia della classe operaia.

Laddove non diversamente indicato, foto di Andrea Sawyerr

Sara Mazzini, scrittrice militante, originaria di Firenze, ha vissuto a Milano, Pavia e Monaco di Baviera. È stata editor e redattrice per le riviste online CrapulaClub, Malgrado Le Mosche e In Allarmata Radura. È autrice del romanzo Centinaia di inverni. La vita e le morti di Emily Brontë (Jo March, 2018) e di racconti apparsi nelle antologie Ritorno a Hanging Rock (Arcoiris, 2021), Vitamine – vol. B (Edicola 518, 2022) e Cloris: storie per i tarocchi – vol. 1. Arcani Maggiori 0-X (Pidgin, 2023).

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