Simone Tencaioli alias Somma Zero è la nostra traccia fantasma per la hit mania spoken word 2023, il nostro undicesimo comandamento e con lui sfondiamo la porta di questo gennaio asintomatico nelle perturbazioni. Il 13 ottobre è uscito il suo concept album Horror Vacui, quattro densissime tracce ad alto contenuto psicologico, in cui il terrore del vuoto apre le sue braccia e accoglie tutte le paranoie umane sull’essere vivente. Questo lavoro è un bicchiere sempre pieno, che portiamo in mano su un vassoio, traballanti su un cavo steso tra noi e noi, dei funamboli del terzo millennio con strumenti analogici: la nostra mente.

È il luglio 1982, l’Italia vince i mondiali e un mese dopo la Commodore Business Machine inc. lancia sul mercato quello che cambierà la storia di milioni di ragazzini in tutto il mondo: il Commodore 64. Inserisco la mia cassetta a nastro magnetico nel datassette e inizia il beat di Somma Zero. Mi tengo forte e aspetto che inizi la partita.
La prima traccia è Senza Titolo: veniamo subito immersi nel dichiarato disperato dell’autore, un affanno continuo, un tentativo fallito di instaurare relazioni, ma senza avere interesse nel mantenerle. Una ciclicità umana che tenta ad ogni costo di cambiare direzione, di migliorarsi, di sentirsi diversi dagli altri, in una continua finzione teatrale, ingerendo milligrammi per potersi azzerare, riducendosi a vivere in un loop degenerante, che smarrendoci riconduce le nostre anime al punto di partenza. Unico spiraglio il nostro istinto, come forma di conservazione, che potrà salvarci dal vuoto così pieno che trasciniamo nelle nostre esistenze.
“Esistenza in vetrina, latrina pulita
ora mangiamo in posa e la chiamiamo vita
latrato addobbato, l’attrito ricamato
ora che il presente è liquido lo beviamo ad un tavolo”
In Horror Vacui lo scenario si delinea, questo palco-sipario viene annunciato nell’incipit della seconda traccia, che porta il nome dell’omonimo album. La metamorfosi prende sempre più forma, il brano cade in un panismo extracontemporaneo, una moderna Circe trasforma l’autore in una cicala, che a conti fatti in vita sa solo frinire, bruciando sottopelle e passando le proprie notti insonni. Animale quasi inutile in una società destinata all’ironia, al vivere nell’opulenza da Hollywood a Saint Tropez, marcando cliché quotidiani, perché anche se siamo mossi da buone intenzioni, le nostre performance sono cattive.
Fine primo atto.
Apre la scena la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto, concessa in prestito dal Museo d’arte contemporanea del castello di Rivoli. La cura, questa la terza traccia, che mostra il lato più aperto di Simone. La completa sconfitta dell’uomo, abituato al suo stare male, affezionato ai sintomi, triste nel lasciarli, così amalgamati al nulla da non essere capaci di staccarsi, un cordone ombelicale cosmico difficile da recidere, barcamenandosi tra viaggi psicotici e bevute, per stordirsi e non pensare, rimanere su questo palco, in questo teatrino che non può fare altro che vederci morire.
Tutti tornano a casa.
Siamo in via Bessico, con una palla di vetro tra le mani, immaginiamo come potrebbe essere, come potremmo collocarci nel mondo per coltivare le nostre ambizioni, ma siamo bloccati in uno specchio, che riflette quello che semplicemente siamo, un passato che mai vorrà lasciarci andare. L’unica ordinata a rimanere immutata è il restare giovani e stupidi, forse nell’incoscienza si cela il segreto di vivere. Con Ad lib salutiamo Somma Zero, riavvolgiamo il nastro magnetico e “caso mai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!” . Somma Zero, pagami il riscatto per uscire da questo misfatto vitale.
La cura
Perdo tempo a darti retta
Ho una fretta che mi consuma
La cura annulla la mia paura
E con essa i sintomi a me tanto cari
Dalla culla alla tomba passando per una curia
Di mani in guanti, iniezioni per essere prestanti
Presenti a se stessi, attori principianti
Rimpianti pressanti calmati con unguenti
Rabdomanti di senso alle prese col presente
Mi ritrovo in un nulla di fatto
Ci riprovo, mi incazzo, mi sbatto
Mi rapisce la noia, son scaltro
Somma Zero mi paga il riscatto
Come sembro contento
Quando ti entro dentro
Niente sogni, niente fantasie
Ero io la lama del coltello
Viaggi psicotici, dammi da berе, non voglio dormire
L’ultimo atto di questo teatrino sarà vеdermi morire
Sopra un palco coperto di stracci
Ti sei trovato un ruolo ora stacci
E più spingi più ne vuoi
Ti dipingi in colori nuovi
Stessa fame di qualche anno fa
Nella testa un motivo che fa
