Glitch Poetry

Al servizio della Poesia

Mettere la Rivoluzione al servizio della Poesia e non la Poesia al servizio della Rivoluzione. Che quella dei Situazionisti fosse o meno una provocazione, ad oggi è un assunto ancora discusso in ambito poetico; un assunto che a mio modo di vedere non ha margine di discussione, in quanto la poesia è di per sé rivoluzione.
E. Cioran nel primo capitolo di Squartamento sosteneva che nei momenti di stasi della storia fosse necessaria un’aggressione della lingua, nel senso di mettere in discussione un linguaggio storicizzato, e si riportava come esempio il francese (sua lingua di scrittura). Sotto questo punto di vista, credo che il fardello, anche del più accademico dei poeti è appunto l’impellenza, la necessità di riscrivere la propria realtà in contrapposizione alla rappresentazione dominante dei propri contemporanei. Dico così perché l’atteggiamento del poeta, che sia quello di un ritorno alle forme del passato, che sia quello di innovazione del linguaggio contemporaneo proteso quindi ad una veggenza del futuro, essendo volto appunto alla crisi, è palese che non viva nel presente. Sia chiaro che la poesia, accettato quest’ultimo passaggio, non è più una rivoluzione in senso politico, ma nel senso più universale del termine, nel senso di un moto, di movimento nello spazio e nel tempo, nel caso di un poeta di un movimento, un’azione nella propria storia.Continua a leggere…

Salinika – Poesia e Rivoluzione è Poesia

coverDa decenni il nostro paese è immerso in una rabbiosa reazione ideologica e culturale, abbacinato dalle luci del Grande Spettacolo. La politica produttivistica del neoliberismo ha strangolato nell’isolamento ogni tentativo di deviazione dal pensiero unico mercantile, lasciando ai lavoratori della cultura due possibilità: tagliare i ponti con la realtà o diventare operai dell’industria culturale monopolizzata – i più furbi e fortunati, funzionari.
Poesia e Rivoluzione è Poesia, il nuovo pamphlet di Salinika – Gruppo d’Azione Poetica stampato per le auto-produzioni di Neutopia, è una valida controffensiva all’estetica del tardo imperialismo e ai presupposti del suo sistema di produzione e riproduzione di suoni, immagini e cartastraccia. Di fronte al regno dell’intimismo e del neo-neo-neo-simbolismo, istituzione di individui alienati, la prima poderosa aggressione consiste nella rivendicazione del collettivo come ambito di elaborazione della prassi poetica, l’organizzazione come strumento di lotta ideologica; così l’Io viene proscritto come detentore dei significati del mondo, le sue arroganze tanto più inopportune, quanto più l’estetica decadentista è una maschera che non tiene più. Da questo non può che seguire un’implacabile dichiarazione di guerra al giusto, al vero, all’intero, come ricorda Davide Galipò in Che cos’è per noi l’azione poetica. Se la totalità potrà mai esistere, sarà solo quando, parafrasando Majakovskij, la vita l’avremo cambiata; per il momento, riproporla o rimpiangerla sono atti di criminale complicità.

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